Un nuovo libro su Adriano Romualdi, che guardava più lontano degli altri…
È uscito, per le Eclettica Edizioni, il libro Adriano Romualdi conservatore rivoluzionario, con prefazione di Gennaro Malgieri. Si tratta degli atti del convegno di Forlì su di lui che si svolse nel 1983, a dieci anni dalla tragica scomparsa del giovane scrittore. Adriano Romualdi morì a soli 32 anni in un incidente stadale vicino Roma; era il 12 agosto 1973. Ma ha fatto in tempo a lasciarci una ventina di opere importantissime, dalla storia degli indoneuropei a saggi sulla cultura di destra, su Drieu la Rochelle, su Julius Evola, sul fascismo, sulla destra tedesca, su Federico Nietzsche. E soprattutto il suo bellissimo Le ultime ore dell’Europa (Ciarrapico 1976). E aveva ragione Pino Romualdi, parlando del figlio, durante i lavori della due giorni a lui dedicata, il 26 e 27 novembre 1983, a Forlì. Erano passati poco più di dieci anni dalla sua, tragica, scomparsa. In quel convegno, di cui Eclettica si prende l’onore e l’onere di ristamparne gli atti, giornalisti e intellettuali, amici, politici, ne tratteggiano le visioni, la storia, gli scritti, ma soprattutto lo rendono eterno per le nuove generazioni. Da Gioacchino Volpe ad Alain De Benoist, da Stenio Solinas a Franco Petronio, Giuseppe Tricoli, Maurizio Cabona, Giorgio Locchi, Biagio Cacciola e tanti altri, fino a Gennaro Malgieri che ha curato la prefazione della ristampa. Emerge la grande attualità delle idee e delle suggestioni che Adriano Romualdi ha sprigionato: la sua rivoluzione conservatrice, la visione di una grande Europa nella decadenza dell’Occidente, davanti alla negatività dei modelli marxisti e liberaldemocratici.
Adriano Romualdi morì in un incidente stradale
Queste testimonianze ripropongono le idee di Romualdi come se fossero contributi pensati oggi non soltanto per la reinvenzione di una possibile destra, ma come offerta culturale a tutti coloro che, indipendentemente dalle appartenenze politiche, avvertono lo smarrimento spirituale ed esistenziale a fronte di minacce incombenti sulla Civiltà europea in particolare. In questo sta l’attualità del pensiero romualdiano e le “chiose” che ad esso seguirono, se così vogliamo intendere questi testi tutt’altro che datati. Pensieri che siano munizioni per chi non si vuole arrendere. Come scrive Gennario Malgieri nella sua commovente prefazione, parlando di quel convegno, «furono due giorni di appassionate considerazioni che il padre, Pino Romualdi, volle raccogliere in un fascicolo speciale della sua rivista l’italiano sotto il titolo “Tradizione e rivoluzione nella destra politica europea”, come omaggio a quel figlio che se n’era andato troppo presto e al quale la congiunzione, eccentrica per molti, della “rivoluzione con la tradizione” pareva prossimo all’approdo di una navigazione culturale e politica imprescindibile per quel “mondo dei vinti” che doveva necessariamente riscattarsi dalla subordinazione psicologica innanzitutto alla quale era stato condannato dai “vincitori”. Sotto l’egida della rivista diretta da Pino, sulla quale molti di noi, a cominciare da Adriano stesso, avevano mosso i primi passi, il convegno di Forlì offrì un dibattito i cui Atti vennero presto dimenticati. Adesso rivedono la luce e rileggendoli comprendiamo meglio non solo il valore di un intellettuale straordinario, ma anche la sua capacità di guardare più lontano di altri».