“Mai larghe intese”: Giorgia Meloni chiude la porta in faccia ad Alfano
Una grossa coalizione con Forza Italia che sostiene Matteo Renzi, tuttì insieme per battere Beppe Grillo? «Se la facciano loro, non mi interessa e, oltretutto, penso che questa sarebbe una prospettiva perdente». Giorgia Meloni guida il partito più fieramente «antirenziano» del Parlamento, Fratelli d’Italia. Sull’esito del referendum ha le idee così chiare che, addirittura, già ha tratteggiato cosa dovrà accadere dopo. «Do per scontato che il premier andrà a casa». Già su questo, il Cavaliere sembra avere idee diverse. «Non mi risulta. Nel corso degli ultimi incontri, ai quali c’era anche Matteo Salvini, il presidente di Fi ha sostenuto una linea diversa e io resto a quanto ho sentito, non inseguo i pettegolezzi», spiega a “Libero“.
“No a larghe intese”: Meloni non lascia dubbi
Angelino Alfano ha teorizzato “in chiaro” questa prospettiva; Fi e Ap insieme per sconfiggere il M5s. «Lui è il cavallo di Troia di Matteo Renzi, ma mi sento di escludere che Berlusconi possa cadere nella loro trappola. Alfano governa con la sinistra da anni, è corresponsabile del disastro che è sotto gli occhi di tutti. Raccoglierà pure lui, il 5 dicembre, i frutti del pessimo lavoro fatto, di questa politica fatta di mance e regali fatti coi soldi in deficit e favori alle lobby, del nulla a reti unificate». A Fdi non interessa una grossa coalizione, in caso di dimissioni del premier? «Proprio per niente. Per due ragioni almeno. La prima è che gli italiani non credono nelle ammucchiate, la seconda è che, come dimostrano le Amministrative, gli elettori non sono affatto spaventati dalle proposte del M5s, anche se ormai è chiaro a tutti che non sono in grado di governare nemmeno un condominio».
Meloni: “grillini sono altra faccia della sinistra”
Sta dicendo che il rassemblement del centrodestra alleato col Pd potrebbe risultare perdente? «Dico non da oggi che i grillini devono essere sconfitti con proposte credibili, smascherando il loro bluff, non con la demonizzazione. Il M5s è un partito come gli altri, va battuto esattamente come si fa con gli altri e noi lo batteremo». E se lo scontro finale fosse tra M5s e Pd con chi andrete? «L’M5s è l’altra faccia della medaglia della sinistra: su tutte le questioni che riguardano i valori votano sempre come il Pd. Il rapporto con l’Isiam, l’immigrazione, la famiglia… Non credo a chi dipinge come unico scontro possibile quello tra due sinistre».
Sisma, Meloni rinnova disponibilità a collaborare
Difficile che Fdi e Lega possano vincere le elezioni contro tutti, non crede? «Questo non lo sappiamo. Le Comunali di Roma dimostrano che se si ha un progetto politico chiaro e definito, anche se si è in pochi, si può essere competitivi. Abbiamo sfiorato il ballottaggio, senza Fi, nonostante una martellante campagna sul “voto utile” che, come si è visto, non lo era…». Con un centrodestra unito sarebbe più facile. Salvini e Berlusconi si sono «dati il 5», dice il Cav. «Il centrodestra si deve organizzare, non c’è dubbio. Ma proprio perché si chiama così può contenere soltanto chi oggi è alternativo al governo della sinistra, che è arrivato addirittura a truccare i conti sulla ricostruzione del terremoto». Sul terremoto anche voi di Fdi avete dato la disponibilità a “dare una mano”. «…e chi mancherebbe. Ho offerto la nostra disponibilità a votare una qualunque cosa che vada a destinare prioritariamente le risorse agli sfollati; i veri profughi che abbiamo in casa. Basta buttare risorse per quelli falsi che arrivano via mare».