Mosul, strage di civili: vestiti con tute arancioni e appesi ai lampioni

12 Nov 2016 9:13 - di Robert Perdicchi
mosul

Almeno 40 civili sono stati uccisi a Mosul e poi appesi ai lampioni dai jihadisti dell’Isis dopo essere stati accusati di tradimento. Lo riferisce l’Onu, citato dalla Bbc. Le uccisioni sono avvenute martedì: i cadaveri, con indosso tute arancioni e la scritta in rosso, “traditori e agenti dell’Isf” (forze di sicurezza irachene) sono stati appesi in diversi distretti di Mosul dove l’esercito di Baghdad continuano l’offensiva per strappare la città dalle mani dell’Isis. Le uccisioni, riferisce la commissione per i diritti umani dell’Onu che cita fonti locali, sono state effettuate su ordine di tribunali auto-nominati. Un’altra persona, invece, sarebbe stato ucciso nel quartiere di Bab al-Jideed perché sorpreso a usare un telefonino, in violazione del divieto imposto dagli integralisti. Sempre secondo il rapporto delle Nazioni Unite, 20 persone sono state uccise a colpi di pistola mercoledì scorso nella base militare di Ghabat, a nord di Mosul, perché accusati di fuga di informazioni. L’Onu ha espresso preoccupazioni per l’utilizzo di ragazzini da parte dell’Isis dopo la diffusione di un video in cui si vedono bambini uccidere 4 persone per spionaggio.

Le armi chimiche nascoste a Mosul

L’Isis ha accumulato a Mosul, sua roccaforte nel nord dell’Iraq, “grandi quantità” di sostanze tossiche che possono essere usate come “armi chimiche” dai jihadisti o che possono essere diffuse nell’aria se colpite, anche solo involontariamente, da raid aerei della Coalizione internazionale a guida americana. Questo mentre il Comitato esecutivo dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha accusato per la prima volta il governo siriano di aver usato armi proibite nella guerra in corso nel Paese, proprio come fatto dall’Isis in Siria. Ieri era stato invece il turno della Russia, stretto alleato di Damasco, ad accusare le opposizioni armate siriane di aver fatto ricorso ad “armi chimiche” nell’area di Aleppo, dove operano milizie filo-iraniane e soldati russi. L’allarme per il pericolo dell’uso di “armi chimiche” in Iraq è invece arrivato dalle Nazioni Unite, secondo cui i jihadisti si sono inoltre macchiati di altri crimini, come la strage di civili appesi ai pali della luce della città perché colpevoli di “tradimento”. L’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha detto che in una settimana il numero di sfollati da Mosul è raddoppiato: sono ora 48mila i civili in fuga. L’Onu ha poi ricordato di aver ricevuto prove di fosse comuni e di notizie di casi di sfruttamento sessuale di donne e bambine, torture e uccisioni, reclutamento di bambini e altre gravi aberrazioni da parte di miliziani dell’Isis. A Mosul – dal 17 ottobre nel mirino dell’offensiva delle truppe governative irachene e delle forze curde – rimangono più di un milione di civili.

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