Niente sconti all’ex sacerdote che faceva sesso in canonica con i minori
Niente sconti. I giudici della Cassazione hanno dichiarato il suo ricorso «inammissibile». Per l’ex sacerdote Giovanni Desio è dunque diventata definitiva la condanna a otto anni e otto mesi di carcere inflittagli in appello per avere fatto sesso con quattro ragazzini tra i 12 e i 15 anni a lui affidati.
L’ex sacerdote e il sesso in canonica
Desio – 54 anni, nato a Milano ma a lungo residente a Saronno (Varese) e per 13 anni parroco di Casal Borsetti, sul litorale ravennate – era stato arrestato nella canonica rivierasca dalla polizia il 5 aprile del 2014 soprattutto sulla scorta di intercettazioni dal contenuto esplicito. Dopo sette mesi in carcere a Forlì, l’ex sacerdote aveva ottenuto i domiciliari in una struttura di Città di Castello, in provincia di Perugia, che accoglie preti segnati da problematiche personali. Ma a causa di frizioni interne, più di recente aveva ottenuto il trasferimento sempre ai domiciliari in una struttura di Barza d’Ispra, in provincia di Varese, che si occupa di anziani. Ora è in attesa che gli notifichino la carcerazione per l’espiazione della pena. Confermate dunque tutte le provvisionali per 420mila euro assegnate alle parti civili: tre minorenni attraverso i loro genitori (avvocati Giovanni Scudellari e Carlo Cianci), la Diocesi di Ravenna-Cervia e l’associazione Dalla parte dei minori attiva a Ravenna dal 2003. Ai quattro giovani – oltre che di Ravenna sono delle province di Bergamo e di Treviso – l’ex sacerdote (è già stato dispensato dal Vaticano dallo stato clericale) aveva dato in totale 100mila euro di risarcimenti. Desio per la prima volta era salito alla ribalta delle cronache quando nel febbraio 2014 con la sua Bmw X1-18 nuova da 35mila euro era finito in un canale ed era stato salvato in extremis da due fedeli. Secondo le analisi guidava completamente ebbro d’alcol. E l’inchiesta sul sesso in canonica è figlia di quell’episodio: perché l’ex sacerdote aveva usato uno dei profili Facebook dei minori per attaccare i giornalisti con parole di fuoco. Ma le perplessità del padre del ragazzo per quei post erano giunte sui tavoli della polizia.