Papa e aborto: se il “mondo” applaude non è un buon segno per la Chiesa
Il giorno dopo il clamore suscitato dal Papa in tema di aborto e di perdono, alti esponenti della Chiesa corrono a rassicurare i fedeli sconcertati che nulla è cambiato nella dottrina della Chiesa a proposito di interruzione volontaria di gravidanza. “Il Papa non promuove la svendita di alcun valore morale; piuttosto, richiama ciascuno, a partire dai sacerdoti, a riconoscere anzitutto la propria personale condizione di peccatore, bisognoso di misericordia”. Lo sottolinea il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, in un commento sulla lettera apostolica Misericordia et Misera pubblicato da Il Sole 24 Ore.
Sulla stessa linea quanto poi affermato da Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione in un’intervista all’Osservatore Romano. “La decisione del Papa di estendere la facoltà di assolvere il peccato di aborto procurato a tutti i sacerdoti è “un fatto che colpisce in profondità anche la .stessa opinione pubblica, perché qui tocchiamo con mano cosa significa realmente la gravità del peccato, porre fine cioè a una vita umana, anche se in fase iniziale. Il Papa ribadisce con tutta la propria forza che si tratta di un peccato grave. Tuttavia anche il peccato più grave non può e non deve togliere la possibilità della riconciliazione con Dio”.
Nessuno, per la verità, pensa che siamo alla vigilia di chissà quali rivoluzioni nei principi morali della Chiesa. Ma i toni e i modi del Papa colpiscono egualmente. Il Pontificato di Bergoglio consolida la sua immagine di Pontificato volto alla misericordia, all’ascolto e alla comprensione. Immagine certo diversa da quella del suo predecessore, Papa Ratzinger, che invece puntava sulla riaffermazione della verità e dei princìpi cardine dell’etica cattolica. Il timore è però che questa ondata di perdonismo faccia perdere di vista la specificità morale e culturale del cattolicesimo stesso, annegando il messaggio evangelico in un generico buonismo dai confini incerti e indefiniti. Il cristianesimo, fin dalle origini, si caratterizza come fattore di “scandalo” per il mondo. E, quando il mondo applaude, quando non si “scandalizza”più, non è certo un segno di vitalità per la proposta etica del cattolicesimo.