Parisi prenota la leadership: «Niente primarie, mi manda Berlusconi»
Difficile che Berlusconi non abbia valutato fino in fondo la portata della sua intervista al Corriere della Sera. Innanzitutto la tempistica: il Cavaliere ha voluto far sapere che lui non è la destra ma «un centro liberale e popolare» nelle stesse ore in cui, nella piazza di Firenze, Salvini chiamava arringava i sostenitori del “No” contro ogni nostalgia inciucista stile “patto del Nazareno”. Con lui c’era Giovanni Toti ma le parole usate da Berlusconi nell’intervista concessa a Francesco Verderami riecheggiano molto di più il Parisi-pensiero che non quello del governatore della Liguria. Fatale, quindi, che ora l’intero centrodestra si ritrovi in mezzo alla tempesta. Se il “No” al referendum che Berlusconi ha ribadito al quotidiano di Via Solferino voleva essere un aiuto indiretto al “Sì“, beh l’operazione è riuscita alla perfezione. Peccato solo che sia morto il paziente. Già, perché l’aspetto paradossale di tutta questa vicenda è che il centrodestra imbocca la via dell’autodissoluzione mentre tutti i sondaggi sul referendum gli danno ragione e proprio all’indomani del trionfo di Donald Trump su Hillary Clinton, la candidata per la quale tifava l’«obamiano» Renzi.
Parisi attacca Salvini: «È un estremista»
Scontato, quindi, che a riprendere fiato sia proprio Stefano Parisi: la nuova investitura del Cavaliere gli offre la possibilità di togliersi qualche sassolino dalle scarpe e di trattare a muso duro quei dirigenti “forzisti” che mai ne hanno digerito la discesa in campo. E lui non si fa pregare: «Io – ha annunciato – mi candido a guidare questa comunità politica che stiamo giorno dopo giorno costruendo. Chi vuol esserci è il benvenuto, chi vuole andare con Salvini faccia pure. Più chiarezza c’è, meglio è». Nel frattempo, comincia lui: «Salvini è estremista. Il centrodestra deve essere popolare, liberale e riformista», ha spiegato Parisi al Messaggero.
Matteoli: «Buona fortuna allo sconfitto di Milano»
Unica concessione agli “estremisti” è lo scenario da coltivare in caso di sconfitta di Renzi al referendum: «Se vincono i “No” – dice – sarebbe un gravissimo errore sostenere un governo di scopo». Parisi, infatti, ha chiuso anche sulle primarie, cioè l’unica valvola di sfogo in grado di impedire l’implosione del centrodestra come coalizione. Lo ha dichiarato in un’intervista a Repubblica: «Non farò le primarie, mi candido per i moderati con l’appoggio di Berlusconi». Anche qui i toni di Parisi sono da scissione: «Il partito – ha infatti aggiunto parlando di Forza Italia, di cui però, ha precisato, non fa parte – deve capire se vuole seguire Toti e l’avventura populista o se vuole seguire un percorso di profondo rinnovamento qual è quello che io propongo. Berlusconi? Nella lettera inviata a noi ha fatto un chiaro schieramento di campo, ha scritto “noi siamo popolari e moderati”, sono convinto che abbia capito da che parte stare». «A Parisi auguriamo buona fortuna – è la replica velenosa di Altero Matteoli – affinché non abbia in futuro lo stesso risultato realizzato con l’appoggio di tutto il centrodestra a Milano, unica volta in cui si è misurato con gli elettori».