Perse il bimbo e calunniò gli agenti: «La donna romena offriva soldi ai testi»

21 Nov 2016 14:16 - di Gianluca Corrente

«Ho sentito dire che Ionica andava in giro a cercare testimoni che confermassero la sua versione e che offriva loro dei soldi». Lo ha spiegato una teste nel processo milanese a carico di Ionica Drosu, donna romena di 37 anni, imputata per calunnia e che nel novembre 2014 ha abortito raccontando poi ai medici di essere stata colpita due giorni prima con un manganello dalle forze dell’ordine, durante i tafferugli scoppiati nel corso di una manifestazione contro gli sgomberi di case occupate a Milano.

Un’altra donna romena la accusa

Già in fase di indagini, la testimone, un’altra donna romena, aveva riferito che Ionica Drosu faceva «proposte economiche anche di cinque o diecimila euro» a persone che conosceva affinché sostenessero a verbale che era stata pestata. La teste ha, in sostanza, confermato quelle dichiarazioni, anche se in modo più sfumato e, quando il pm Gianluca Prisco le ha chiesto da chi avesse sentito dire di quelle proposte, ha risposto: «L’ho sentito dalla bocca di Ionica». La testimone ha raccontato anche, come era già emerso, che la donna romena aveva già avuto un altro aborto in precedenza, aggiungendo però anche che «Ionica aveva in casa un medicinale per abortire e diceva che l’avrebbe abusato se l’avessero mandata via dall’alloggio che occupava». Lei, ha proseguito la teste, «diceva in giro tante cose, anche che stava aspettando un’eredità di 500mila euro». Un’altra testimone che doveva essere ascoltata stamani non si è presentata e ha spiegato alle forze dell’ordine che l’hanno contattata che non verrà a deporre «né ora né mai». Il pm ha disposto l’accompagnamento coatto della teste per l’udienza del 30 novembre prossimo quando, davanti al giudice della decima sezione penale, dovrebbe rendere dichiarazioni spontanee Adi Drosu – sorella della donna romena sotto accusa – anche lei imputata per calunni. Avrebbe reso «false» dichiarazioni parlando addirittura di «tre manganellate». Il 10 gennaio, invece, ci sarà la requisitoria del pm.

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