Rugby, l’Italia travolta dagli All Blacks che non schieravano le stelle nere

12 Nov 2016 18:35 - di

Pesante sconfitta, peraltro secondo pronostico, all’Olimpico di Roma, per l’Italia di rugby contro gli All Blacks, i “maestri” neozelandesi. Nel test-match di preparazione al Torneo Sei Nazioni, gli azzurri cedono ai campioni del mondo della Nuova Zelanda con il punteggio di 10-68. Lo stadio Olimpico di Roma ha vissuto comunque un pomeriggio all’insegna del rugby internazionale con il test match tra l’Italrugby e gli All Blacks campioni del mondo. Lo stadio era pieno in quasi ogni ordine di posti. È stato vano insomma presentarsi a muso duro contro i Maestri, quegli All Blacks che sabato scorso contro l’Irlanda hanno interrotto una striscia vincente di 18 partite, e un dominio che nel rugby ha avuto pochi eguali. In un Olimpico la cui capienza è stata ridotta a 63mila posti l’Italia ha avuto la sua montagna da scalare, nella consapevolezza che con il nuovo ct Conor O’Shea, ex nocchiero degli Harlequins londinesi, il vento sta cambiando ma la sconfitta è stata inevitabile. Pur con il XV stravolto nel nome del turn over dal ct Steve Hansen, con 12 titolari (e tutte le stelle nere più brillanti, come Barrett, Coles, Savea e Retallick, a riposo), la Nuova Zelanda rimane comunque l’avversario più difficile, ma anche più affascinante, da affrontare, grazie a un serbatoio umano e di campioni senza pari.

L’Italia di rugby cede all’haka neozelandese

Chiunque di loro vada in campo infatti, ha come missione di dimostrare d’essere degno d’indossare quella maglia nera, e gioca sempre al 110%, nel nome di uno sport che in patria è religione. Ecco perché è praticamente impossibile batterli, anche se una settimana fa ci sono riusciti gli irlandesi, con una delle migliori loro partite di sempre. L’Italia ora dovrà invece attendere chissà ancora quanto, anche se il ct O’Shea dice che «per me è molto più facile affrontare gli All Blacks che parlare in italiano». «Il mio obiettivo è costruire nel tempo, e con pazienza, la migliore Italia del rugby di sempre. Troppe persone dicono che il sistema del rugby italiano è sbagliato, ma non è vero. Ci vorrà del tempo, ma lo dimostreremo”. Che l’aria sia cambiata lo assicura anche il capitano Sergio Parisse, che oggi con i Blacks è al record di120 presenze in nazionale. «Ho 33 anni – dice – e di allenatori in nazionale ne ho visti passare tanti, e vi dico che con O’Shea c’è un’atmosfera diversa, noi giocatori siamo più coinvolti e per questo match ci siamo preparati al meglio».

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