Salvini: «Con i moderati non si vince. Bisogna fare come Trump»

16 Nov 2016 10:53 - di Augusta Cesari

«Il nuovo leader non lo sceglieranno né dentro Arcore, ma neppure a via Bellerio, sarà votato dal popolo, perché è il popolo ad avere l’ultima parola. Fino al 4 dicembre sarò concentrato sul referendum, ma già dal giorno dopo, dal 5 dicembre, dopo che avrà vinto il No, cominceremo a costruire un futuro di governo». In un’ampia intervista al Quotidiano nazionale, il leader della Lega Matteo Salvini, rilancia la questione della leadership del centrodestra da definire attraverso lo strumento delle primarie. Da Berlusconi a Toti, da Parisi a Matteoli, c’è fibrillazione nel centrodestra. Silvio Berlusconi nelle sue uscite di questi giorni sta parlando da leader, cercando di convincere i suoi e gli alleati a smussare i toni e a non litigare tra loro.

Salvini: «Dopo Trump bisogna osare»

Ma Salvini su Silvio Berlusconi aggiunge: «Anche lui avrà visto che a Firenze, la settimana scorsa, davanti a me ci saranno state dalle 30 alle 50mila persone, mentre da Parisi ce n’erano al massimo 300». Secondo Salvini, è stato lo stesso Parisi ad autoescludersi: «Sta con tre veterodemocristiani che hanno cambiato diciotto partiti e rappresenta solo se stesso. Parisi dice che siamo estremisti e pensa ad Alfano e Verdini. Tieniteli e goditeli». “Quello che c’era ieri non c’è più – osserva anche Salvini – la gente mi dice di andare, fare, rompere con il passato, in Europa e in America spira un vento nuovo che va colto. Dopo Trump bisogna osare. E io intendo coglierlo per costruire la squadra, anche andando a cercare risorse fuori dai partiti, anche nell’area cattolica, tra quelli del Family Day piuttosto che verso persone come Giulia Bongiorno che sono rappresentative di una parte importante della società civile, persino nel mondo della scuola».

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