Salvini: «Se vince il “no”, subito al voto». Ma c’è il problema dell’Italicum

3 Nov 2016 14:10 - di Redazione

Effetto referendum sul centrodestra. La data, salvo sorprese, si avvicina e nello schieramento ex-post o neoberlusconiano è tutto un susseguirsi di posizionamenti frammiste a polemiche. «Il centrodestra è unito», assicura Gasparri. «Magari – replica a distanza l’ex-collega di partito Francesco Storace -. Ma la realtà è che ci sono veti contro La Destra e contro Azione Nazionale (la sigla che fa capo a Gianni Alemanno, ndr) anche in questa comune battaglia contro il premier e a favore del “No”». I due movimenti sono stati esclusi dalla manifestazione del 12 novembre prossimo a Firenze, organizzata da Matteo Salvini.

Manifestazione della Lega a Firenze. Parisi: «Non ci sarò»

Dove mancherà anche Stefano Parisi, l’uomo incaricato da Silvio Berlusconi di rimettere in sesto Forza Italia: «No, non ci andrò», ha annunciato dai microfoni di Rainews24. Parisi ha colto l’occasione dell’intervista per tentare di trovare punti di convergenza con la vechia guardia berlusconiana che non fa mistero di vederlo come il fumo megli occhi. Anche a costo di mettersi di traverso su quelle larghe intese che il “partito” Mediaset, cioè Fedele Confalonieri, non disdegna affatto e che ora Parisi bolla addirittura come «un suicidio politico», per poi aggiungere: «Il 5 dicembre sia che vinca il “sì” sia che vinca il “no” bisogna pensare fare una legge elettorale e poi andare al voto».

Salvini: «Mai più con Alfano e Vedini»

E mentre in Forza Italia si cerca di trovare una sintesi tra “vecchi” e “nuovi”, Salvini parla già da leader della coalizione e fissa i paletti del «confronto» che nel centrodestra «si svolgerà dal 5 dicembre in poi» con i sostenitori del “no”. «È chiaro – avverte il capo del Carroccio nel corso di una conferenza stampa alla Camera per presentare il libro di Armando Siri sulla flat tax – che non discuteremo mai con gli Alfano, Verdini, Cicchitto e i saltafosso. Ci bastano tre giorni per metterci d’accordo non servono tavoli, se c’è la volontà io credo che dal 5 dicembre cambi tutto». Quel che accadrà dal 5 dicembre in poi, in caso di vittoria del “no”, Salvini prova a tratteggiarlo così: «Renzi viene licenziato, probabilmente cercherà di sopravvivere comprandosi qualche altri parlamentare ma difficilmente ci riuscirà. E’ evidente che ci sarà una crisi di governo perchè l’esecutivo salta e si va a votare con qualsiasi legge elettorale. Non credo a governi di scopo, governi tecnici o di unità nazionale».

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