È ufficiale: dietro le proteste anti-Trump la mano del “filantropo” Soros

14 Nov 2016 17:23 - di Marzio Dalla Casta

I “Paperoniliberal d’America contro il neopresidente miliardario Donald Trump. A riunirli in un conclave di tre giorni, George Soros, nome noto nell’alta finanza globale ma classificato come filantropo per essere egli generoso paladino delle associazioni omosessuali e di quelle che si occupano di migranti. All’ordine del giorno un solo punto: come organizzare la resistenza anti-Trump. In nome della democrazia, naturalmente, e della “sacrosanta” pretesa di chi ha perso le elezioni di impedire a chi le ha vinte di poter governare. Soros e i suoi sodali miliardari sono gli stessi che hanno alluvionato di contributi milionari la campagna elettorale di Hillary Clinton, la Grande sconfitta delle presidenziali. Insieme formano il Democracy Alliance, opaco club di finanziatori dei Democrats a stelle e a strisce fondato nel 2004 proprio da Soros a sostegno della campagna elettorale (anche quella finita con una sconfitta) di John Kerry contro George W. Bush. Chi vi fa parte deve contribuire con almeno 200mila dollari l’anno all’affermazione degli obiettivi sponsorizzati da alcuni particolari gruppi democratici oltre a scucire 30mila dollari per l’iscrizione.

La Democracy Alliance fu fondata dal 2004 da Soros

Alla Democracy Alliance non fa certo difetto la sincerità. L’agenda della “tre giorni”, cui parteciperanno anche alcuni politici di spicco, da Nancy Pelosi alla senatrice Elizabeth Warren, non lascia adito a dubbi: i miliardari liberal sono pronti a dichiarare guerra a Trump dal primo giorno, definendo il suo programma «un attacco terrificante all’operato del presidente Obama e alla nostra visione di un paese più giusto». Che, tradotto, suono più o meno così: come si è permesso il popolo sovrano di non eseguire le nostre direttive e di privarci dei pupazzi che piazziamo alla Casa Bianca? Da quanto trapela, tuttavia, pare che l’atmosfera all’interno dell’organizzazione di Soros sia particolarmente cupa. L’elezione di Trump è stata una vera mazzata per i miliardari “filantropi”. Tanto è vero che non mancheranno i momenti di autocritica.

Miliardari “democrats” a conclave: «Trump non deve governare»

Soprattutto, si rifletterà ad alta voce sul ruolo dell’associazione fondata da Soros, la cui azione, per Hillary, non ha funzionato. In particolare, non ha funzionato l’idea di aiutare i democratici puntando sulle minoranze e sulle donne, così come il cambiamento climatico e i soldi in politica non sono riusciti a far breccia sull’elettorato come l’alleanza prevedeva. E la Democracy Alliance è consapevole dei suoi errori. Come ha ammesso il suo presidente Gara Lamarche, «non si perde un’elezione che si doveva vincere e con così tanto in gioco senza commettere errori pesanti nella strategia e nella tattica». Quanto ha ragione…

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