Atac, a giudizio 3 ex-manager: casse dell’azienda usate come un bancomat

21 Dic 2016 19:29 - di Paolo Lami

Avrebbero usato le casse dell’Atac proprio come un bancomat personale. E si sarebbero così appropriati di oltre un milione di euro. Tutto utilizzando consulenze fantasma ad una società a loro riconducibile attraverso una fiduciaria.
Per questo oggi sono stati rinviati a giudizio tre ex-manager della municipalizzata capitolina che si occupa di trasporti e che è gravata da un deficit pesantissimo, un buco di circa 120 milioni di euro.

A processo, che inizierà il 10 maggio davanti ai giudici dell’VIII Sezione del Tribunale di Roma, finiscono così l’ex-amministratore delegato Gioacchino Gabbuti, ad di Atac dal 2005 al 2009 e di Atac Patrimonio fino al 2013, Antonio Cassano, direttore operativo e direttore generale di Atac dal 2005 al 2012, e Mauro Anselmi, sindaco del collegio sindacale di Atac Patrimonio.
Rinvio a giudizio anche per Umberto Bianchi, rappresentante legale e poi liquidatore della Pragmata.

Secondo i pm della Procura di Roma, Alberto Pioletti e Laura Condemi, l’illecita appropriazione sarebbe avvenuta attraverso la «stipula di contratti di affidamento di consulenza – è scritto nel capo di imputazione – e la disposizione di ordini di acquisto per attività, di mera facciata, con la società Pragmata srl».
Dagli accertamenti è emerso che il denaro sarebbe stato trasferito all’estero su conti correnti riconducibili, appunto, ad ex-manager di Atac.
Tutto questo «in ragione dei ruoli effettivi, dei poteri e delle cariche rispettivamente rivestite all’interno» dell’azienda.

L’accusa nel corso delle indagini ha ricostruito fra il 2007 e il 2010 undici episodi di peculato commessi da Gabbuti, Cassano e Anselmi, quest’ultimo allora sindaco del collegio sindacale dei revisori dell’azienda capitolina del trasporto pubblico.
Gabbuti, nominato durante l’ultima giunta di centrosinistra ma sopravvissuto fino a quella di centrodestra, avrebbe conferito incarichi artificiosi alla sanmarinese Pragmata srl, poi rivelatasi di sua proprietà con un ottanta per cento di capitale intestato a fiduciarie offshore.
Appena la scorsa settimana erano arrivate le condanne di un altro processo che ha scosso Atac ovvero quello sulla cosidetta parentopoli, l’assunzione di decine di persone in maniera irregolare. Tra i condannati anche due ex-ad Adalberto Bertucci e Antonio Marzia.

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