Capodanno festa solstiziale: come nasce l’usanza dei botti e dei fuochi

30 Dic 2016 15:08 - di Redattore 54

Vi siete mai chiesti perché il periodo delle festività di fine anno è così lungo? Una risposta la fornisce Alfredo Cattabiani, studioso di simboli e tradizioni scomparso nel 2003, in uno dei suoi libri essenziali per comprendere il significato profondo delle feste dell’anno: Calendario, le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno (1988). 

La rinascita del Sole

Dunque, avverte Cattabiani, tutto il periodo natalizio “è una serie di capi d’anno” legati al solstizio d’inverno, dall’antico natale romano del Sol Invictus a quello degli antichi Egizi del 6 gennaio. Una fase dell’anno in cui si saluta con vari riti la rinascita del sole che coincide con un nuovo inizio. “Gennaio era dedicato infatti al dio bifronte Ianus che guarda indietro e avanti, alla fine dell’anno trascorso e all’inizio del prossimo”.

La leggenda di San Silvestro

Non a caso Giano è rappresentato con due volti: quello di un giovane e quello di un vecchio con la barba. Il “Giano cristiano” sarebbe oggi Silvestro, il papa che battezzò Costantino chiudendo l’era pagana e aprendo quella cristiana. Al suo nome è collegata una leggenda molto nota a Poggio Catino (Rieti) il cui patrono è appunto San Silvestro. Silvestro avrebbe liberato il paese da un drago chiuso in una caverna cui si accedeva attraverso 365 gradini, tanti quanti sono i giorni dell’anno. Il “mostro” ucciso era metafora del paganesimo e i 365 gradini erano simbolo dell’anno da consacrare ormai al Dio dei cristiani. 

Le solennità cristiane

Nell’antica Roma il Capodanno al 1 gennaio (in precedenza era il 1 marzo) risale alla riforma del Calendario di Numa Pompilio. La Chiesa si è adoperata per cristianizzare questo periodo dell’anno inserendovi solennità significative: dal santo Natale all’Epifania, ma anche la dedicazione del 1 gennaio alla Santa Madre di Dio, la festa di santo Stefano il 26 dicembre, il Battesimo di Gesù che si celebra la prima domenica dopo l’Epifania. 

Scambiarsi le strenne 

Nel giorno di Capodanno i romani usavano scambiarsi fichi accompagnati da ramoscelli d’alloro detti strenae. Il motivo? “Strenae eran detti perché venivano staccati in un boschetto sulla via sacra consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità”. Oggi lo scambio di doni è invece spostato al giorno di Natale mentre nel giorno di Capodanno si consumano cibi come le lenticchie, piatto propiziatorio che porterebbe fortuna e ricchezza nel nuovo anno. 

I botti e i fuochi

A Capodanno fuochi e petardi non si accendono solo per salutare il nuovo anno: i botti, assieme al disfarsi di mobili e stoviglie vecchie, hanno il significato di espulsione del vecchio anno con le sue negatività. Antichi riti diffusi un po’ ovunque hanno questo significato di esorcismo contro demoni e spiriti maligni. 

Antichi riti contro i demoni

E’ ancora Cattabiani a descriverli: “Alla vigilia di Capodanno, riferisce James G.Frazer, i ragazzi boemi armati di fucili si disponevano in circolo e sparavano tre volte in aria, ovvero alle streghe che fuggivano spaventate. In Thailandia si esegue ogni anno l’espulsione dei demoni nell’ultimo giorno dell’anno vecchio. Si spara dal palazzo una cannonata per segnale: vi si risponde dal posto più vicino e così via di posto in posto finché gli spari han raggiunto la porta esterna della città: ovvero i demoni vengono cacciati passo a passo”.

“Nel Labruguière, un cantone della Francia meridionale, alla vigilia dell’Epifania – continua Cattabiani – che equivale simbolicamente al Capodanno, la gente corre per le strade suonando campanacci e sonagli, e facendo ogni sorta di rumore. Poi al lume delle torce e dei fascinotti accesi si scatena un frastuono assordiate con il quale si spera di scacciare dalla città tutti i demoni vaganti. A Napoli la cacciata dei demoni diventa uno spettacolo impressionante: tutta la costiera, da Posillipo fino al Capo di Sorrento, si trasforma in una curvilinea fiancata di una corazzata che spara migliaia di cannonate luminose, i botti”. 

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