È boom dei cosiddetti richiedenti asilo in Italia: dalla Siria? No, dalla …Nigeria
È record di ingressi di extracomunitari nel nostro Paese: gli ingressi di persone straniere in Italia per asilo politico e motivi umanitari ha assunto negli ultimi due anni dimensioni mai raggiunte da nove anni a questa parte. Si è passati dai 9.971 del 2007 ai 67.271 del 2015. Ed è anche aumentata di molto la percentuale dei permessi di soggiorno per questi motivi: dal 3,7% al 28,2%, mentre si è fortemente ridotto il peso dei permessi rilasciati per motivi di lavoro (dal 56,1% al 9,1%). Il tutto in un quadro che vede il raddoppio di persone a loro dire in cerca di asilo e protezione in Europa nel 2015 rispetto all’anno precedente, con la Germania in testa per numero di domande e l’Italia al quinto posto. La fotografia dei richiedenti asilo e protezione umanitaria è fornita dall’Istat nel suo Report sui permessi di soggiorno per asilo politico e protezione umanitaria, che ha utilizzato anche dati Eurostat. Nel 2015 il numero di persone che hanno fatto richiesta di asilo politico in un Paese europeo ha superato ampiamente il milione di persone (1.257.030). Al top la Germania (441.800, il 35% del totale dell’Ue), seguita da Ungheria (174.435), Svezia (156.110) e Austria (85.505). Al quinto posto l’Italia, con 83.245 richieste (il 7% del totale Ue). Quasi un richiedente asilo su tre in Europa proviene dalla Siria, ma nel caso italiano la quota più elevata di domande spetta alla Nigeria. Non necessariamente a ogni richiesta di asilo o protezione viene data risposta affermativa: la protezione è stata garantita, in varie forme, nel 52,5% dei casi. Il tasso di riconoscimento varia notevolmente a seconda del Paese dove l’istanza è stata presentata: tra i Paesi con almeno 1.000 domande, l’Ungheria con soltanto il 15% di istanze accolte è il Paese con il tasso più basso di riconoscimento, mentre la Danimarca è quello più generoso (81%). L’Italia con il 42% ha un tasso di riconoscimento inferiore alla media; la percentuale è ancora più bassa per il riconoscimento dello status di rifugiato (5%) a fronte del 55% della Germania. L’Istat però non descrive la tipologia di questi “richiedenti asilo”: vengono con famiglia o senza? SOno giovani o vecchi? E che ne è stato delle loro famiglie, nel caso siano soli?
Forte crescita dei “richiedenti asilo”
Le analisi sui dati provvisori relativi ai primi mesi del 2016 fanno intravedere una ulteriore crescita o almeno una stabilità rispetto agli ingenti flussi del 2015. Già al 31 ottobre 2016 era entrato in Italia un numero di persone in cerca di protezione di poco inferiore a quello registrato durante tutto il 2015, ed erano stati rilasciati a migranti maggiorenni 64.162 nuovi permessi (dati provvisori), un numero già prossimo a quello registrato per l’intero 2015 (64.515). Nei primi sei mesi del 2016 l’Italia, con 49.300 richieste di asilo, si attesta come il secondo Paese europeo per numero di domande presentate per la prima volta, dopo la Germania. All’inizio del 2016 erano presenti nel nostro Paese 155.177 persone con un permesso per asilo politico o protezione umanitaria, con un’incidenza del 4% sul totale dei permessi di soggiorno. Ma in molti casi la presenza di persone in cerca di protezione in Italia è solo temporanea: all’inizio del 2016 ha ancora un permesso di soggiorno valido il 32,3% delle persone arrivate nel 2011 e il 49,3% degli ingressi del 2012. I flussi di questi migranti si distribuiscono in maniera diversa sul territorio italiano rispetto ai flussi per altri motivi e, in particolare, coinvolgono fortemente il Sud, dove l’afflusso recente di migranti in cerca di protezione, combinandosi a una situazione di scarsa stabilizzazione sul territorio delle ondate migratorie precedenti, fa assumere un peso rilevante a questa categoria. In diverse province del Sud e delle Isole il peso dei non comunitari presenti per asilo o protezione umanitaria supera il 20% sul totale dei permessi di soggiorno e nelle province di Caltanissetta e Crotone rappresenta più della metà della presenza: rispettivamente il 55,5 e il 65,5%. Di contro, l’incidenza minima si osserva nelle province di Brescia (0,7% ) e Modena (1,1%).