Ergastolo al romeno che uccise il gioielliere: l’Appello ribalta la sentenza
Sentenza ribaltata e condanna all’ergastolo per Robin Georgian Nicolau, il romeno accusato di essere uno dei componenti il gruppo che nel novembre 2008, nel corso di una rapina, uccise nella sua abitazione all’Axa il gioielliere romano Francesco Lenzi. La sentenza è della prima Corte d’assise d’appello, i cui giudici, presieduti da Barbara Callari, hanno anche condannato l’uomo a un anno di isolamento diurno. In primo grado, nel marzo 2014, la terza Corte d’assise di Roma pronunciò nei confronti di Nicolau (che fu rintracciato e bloccato nell’agosto 2012 in Spagna dopo oltre due anni di latitanza) una sentenza assolutoria. Quello a Nicolau è stato il quarto processo nato per la valutazione della vicenda che portò alla morte Lenzi. Era il 25 novembre 2008 quando i carabinieri intervennero dopo la segnalazione di un ferito in una villetta alla periferia della capitale.
Gioielliere ucciso, ergastolo per l’assassino
Secondo la ricostruzione, alcune persone erano giunte nell’abitazione del gioielliere, avevano bussato alla porta, e, una volta fatti entrare dalla domestica, avevano aggredito l’uomo. Poi erano fuggiti, dopo aver preso gioielli conservati in casa (per un valore superiore ai due milioni di euro). Lenzi fu trovato senza vestiti, il corpo in terra con polsi e caviglie legati con scotch; immobilizzato con un apparecchio che emetteva scariche elettriche, era stato colpito ripetutamente alla testa. Quattro i processi che per questi fatti sono stati istruiti, complessivamente nei confronti di otto romeni. Per alcuni di loro il giudizio è definitivo, con la condanna all’ergastolo per Iulian Dumitrascu, a sei anni (solo per rapina) per Adriana Constantin, a 24 anni per Florentin Ionel Gavrilescu, a sedici anni e otto mesi per Valentin Constantin, a 18 anni per Ion Radu Iancu, a 15 anni per la colf Laura Adriana Covalschi; è stato assolto invece Marin Marian Relu. Restava ancora pendente la posizione di Nicolau, oggi condannato all’ergastolo in appello.