Il referendum lo prova, c’è un Paese in macerie e ci vuole una vera Destra

5 Dic 2016 15:18 - di Lino Lavorgna

Circa venti milioni di italiani, divisi su tutto, hanno trovato la sintesi su una vicenda che afferisce alla dignità umana prima che a qualsiasi altra cosa. C’entra poco la politica e ancor meno il tema su quale siamo stati chiamati a esprimere il nostro parere. Un tema che solo una sparuta minoranza, irrisoria, ha avuto la possibilità di comprendere e valutare in scienza e coscienza. I reportage televisivi sono stati eloquenti: la stragrande maggioranza degli elettori non è proprio entrata nel merito della proposta referendaria e dell’assurdo e subdolo quesito proposto. Il voto, al di là dei patetici tentativi effettuati negli ultimi due mesi, quando appariva chiaro che il vento stesse cambiando, è stato precipuamente un voto contro Renzi e contro il suo governo. Gli italiani hanno capito che ascoltavano chiacchiere senza costrutto e numeri sparati a casaccio su una ripresa che non riscontravano nelle proprie tasche, mentre la cronaca sviscerava, quotidianamente, un’Italia che sprofondava sotto il peso della malapolitica. Si sono sentiti presi per i fondelli e dignitosamente hanno detto basta. Basta con le lobby ciniche che riducono alla fame milioni di persone; basta con lo strapotere delle banche e basta con una classe politica complice e completamente asservita. E’ facilmente comprensibile, pertanto, il segnale lanciato da un popolo arrabbiato e offeso dalle continue ruberie di loschi figuri adusi a gestire il potere esclusivamente a proprio vantaggio. (Loschi figuri che – è giusto ricordarlo – occupano quelle dorate stanze anche per colpa di coloro che oggi li guardano in cagnesco).

Un paese in macerie e italiani da “educare”

In questa prima analisi post-voto, pertanto, mi sembra opportuno rivolgere un pensiero agli “altri”, a quei tredicimilioni quattrocentoventottomilasettecento quarantacinque italiani che hanno avuto il barbaro coraggio di votare sì, nonostante tutto. Sono davvero tanti e fanno paura. Occorre davvero una grande fantasia, infatti, per tributare loro la buona fede e quindi è chiaro che, in massima parte, hanno scelto coscientemente il male. Anche la buona fede, tuttavia, non è meno pericolosa e talvolta fa arrabbiare di più. Penso sia capitato un po’ a tutti ascoltare tantissime persone, sostanzialmente per bene, che lavorano sodo dalla mattina alla sera anche con importanti ruoli e qualificati titoli di studio, le quali, candidamente, hanno riferito che avrebbero votato Sì perché era giusto approvare una riforma che tagliasse i costi della politica e riformasse lo Stato in modo più moderno. Non vi è stato verso di dialogare con loro compiutamente: sono persone abituate a decidere in un attimo cosa fare, pregne del loro egocentrismo, indaffaratissime e, manco a dirlo, disinformate su tutto ciò che attiene alla sfera politica. Guardano distrattamente un TG e decidono. Queste stesse persone, se sol avessero avuto l’umiltà di informarsi, avrebbero reso molto più consistente la vittoria del NO. Sono davvero tante e proprio per questo costituiscono un problema. Vi è un paese in macerie da ricostruire e una messe enorme di connazionali da “educare” alla civiltà, che comprende anche loro. Tra quei 14 milioni di elettori che hanno detto sì a Renzi, però, fatta la necessaria e doverosa tara, si nasconde anche il marcio del Paese. Si vive una volta sola e non è giusto farsi guastare l’esistenza da coloro che coscientemente scelgono il male al posto del bene. Le Forze dell’Ordine e le Procure della Repubblica si facciano carico di questo dato e traggano le dovute conseguenze: il posto di queste persone è la galera. Lo si deve alla “dignità” delle persone per bene e alle tante vittime delle loro malefatte. Vittime di ogni ordine e grado, naturalmente, e quindi anche i talentuosi giovani costretti a fuggire all’estero perché si vedono preferire nelle professioni i leccasedere senz’arte né parte.

C’è bisogno di una Destra come dell’ossigeno

Da oggi sarebbe davvero bello se si riuscisse a cambiare registro. Tocca al Presidente della Repubblica stabilire il percorso da seguire e l’etica impone di non tirargli la giacchetta in un senso o nell’altro, pur essendo consapevoli che egli non avrebbe mai occupato lo scanno del Quirinale senza la colpevole complicità di Renzi, che lo ha scelto e imposto precipuamente per pararsi il sedere. Grillo chiede le elezioni subito ed è comprensibile il suo punto di vista: vi sono buone probabilità che le vinca lui. L’auspicio, invece, è che il Presidente Mattarella trovi la quadra per avviare una svolta che possa realmente essere benefica per il Paese, consentendo in primis il varo di una legge elettorale. Non vi è da fidarsi di questo Parlamento, ovviamente, che tenterà di tirare a campare fino alla scadenza naturale della legislatura. Non potrebbe restare insensibile, però, a un chiaro appello che si trasformi in un monito: legge elettorale in pochi giorni ed elezioni entro marzo-aprile. Per il governo è auspicabile una figura di alto profilo istituzionale, che guidi personalità con pari caratura. Nel frattempo, sul fronte della Destra, chi abbia a cuore le sorti del Paese si faccia un serio esame di coscienza. Questo Paese ha bisogno di una vera “Destra” come ogni essere umano ha bisogno dell’ossigeno. In mancanza, sarà sempre un paese monco, anche senza Renzi e la sua corte dei miracoli. Quali che siano le decisioni del Presidente della Repubblica, non vi è tempo da perdere. Ora al lavoro, senza brindare e senza enfasi trionfalistiche. Questa è comunque una triste vittoria perché scaturisce da una partita che non si doveva proprio giocare e vi è un paese in macerie da ricostruire.

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