La Storia- Quando Mussolini sconfisse la furia dell’Etna: la vicenda di Mascali

22 Dic 2016 14:57 - di Alberto Cardillo

Nel corso del ventennio fascista furono tante le leggende metropolitane che si moltiplicarono sul Duce e sulle sue doti al limite del divinatorio. “Attraversando lo stretto di Messina svettò la sua mano destra contro l’Etna, fermando la distruttrice eruzione”; ecco, naturalmente questa è una delle leggende popolari figlie di un tempo in cui evidentemente a Mussolini venivano attribuite qualità operative oggettivamente superiori ai governi che lo avevano preceduto. Specie al sud. Tuttavia un piccolo-grande miracolo il Duce ed il Regime lo compirono in Sicilia, precisamente a Mascali, una cittadina situata ai piedi dell’Etna, a metà strada tra Catania e Taormina. 

Esempio di gestione moderna delle calamità naturali

Era il 6 novembre 1928 quando una devastante eruzione del vulcano Etna distrusse integralmente la città di Mascali, lasciando quasi tutti gli abitanti senza casa, senza terra, senza attività commerciali, senza speranze. All’epoca Mascali era una fiorente cittadina dalla vocazione commerciale. Un valido e forte contraltare alla nobile Acireale. Mascali era inoltre nota in tutta Italia per le particolari industrie agrarie dove venivano estratte le essenze dagli agrumi. Durante le difficili ore dell’evacuazione Mussolini inviò a Mascali il Ministro ai Lavori Pubblici Giovanni Giuriati, il quale guidò personalmente le fasi dell’emergenza che fu gestita con ordine e disciplina. Non a caso spesso si parla di eruzione dell’Etna del 1928 come primo esempio di gestione moderna delle calamità naturali. L’evento di grandissima rilevanza portò a Mascali financo i corrispondenti delle più importanti testate internazionali, dal Washington Post a Le Figaro. Il Regime non si lasciò scappare l’occasione di raccontare al mondo la nuova Italia, efficiente e operosa.

Dopo la distruzione, Mussolini in persona promise la rapida ricostruzione dell’intera città, tra la sorpresa dei tanti che già pensavano a sfollare in altre città o addirittura all’estero. La commissione incaricata per la ricostruzione -con la supervisione del Governo- suddivise in diverse aree la nuova cittadina, individuando le zone per la costruzione privata di nuove abitazioni e zone destinate all’edilizia popolare (alloggi stabili), questi furono costruiti nel breve volgere di pochi mesi, dando subito alloggio ai meno abbienti. E poi, una grande piazza sulla quale si affacciano il Municipio e la Chiesa Madre in stile rinascimentale, il cimitero, l’acquedotto, la rete fognaria. Tutto doveva essere rapidamente ricostruito con efficienza, rapidità ed economicità. Le zone finalizzate alle costruzioni private furono quindi suddivise in diversi appezzamenti, questi ultimi assegnati a coloro che abitavano nella vecchia Mascali distrutta. I privati, inoltre, non furono lasciati da soli, infatti oltre a godere dell’esenzione tributaria totale, furono anche sovvenzionati economicamente per la ricostruzione delle case. Già nel 1935 Mascali era integralmente ricostruita. Un vero e proprio miracolo di efficienza pubblica. Architettonicamente Mascali è un gioiellino del razionalismo, e soprattutto, con i suoi quasi 15.000 abitanti è oggi una delle città di fondazione più grandi di tutto il sud Italia, un unicum in tutta la Sicilia. Questa esprime tutto lo sviluppo e l’inquietudine artistica di quegli anni, divisa a metà, tra edifici ispirati alle linee taglienti del futurismo ed edifici di stampo conservatore volgenti ancora ad uno stile ottocentesco. Gli edifici pubblici invece, sono espressione della cosiddetta “architettura di Stato”, ovvero un razionalismo che fa da compromesso tra conservatorismo e modernità.

E’ cosa nota a pochi che per l’urbanizzazione e la progettazione architettonica della città di Mascali, il regime si avvalse della consulenza di illustri architetti, tra i quali spicca Camillo Autore (allievo di Ernesto Basile), famoso per la risistemazione del lungomare di Reggio Calabria e la progettazione del monumento dedicato a Vittorio Emanuele III che troneggia sul sopracitato lungomare. Autore a Mascali si occupò della progettazione della “Casa del Comune” (Il Municipio) e dello stabile che ospita tutt’oggi la scuola elementare che si affaccia su Piazza Dante. Insomma, Mascali è un piccolo grande tesoro architettonico e culturale rimasto coperto sin oggi dalla “democratica” ed antifascista idea egemone. Destino comune a tutte le altre Città di fondazione, “troppo fasciste” per essere arte di tutti. Sarebbe davvero l’ora storicizzare i fatti che furono, liberando l’arte e la cultura dal peso dello scontro ideologico, potendo anche raccontare di quel Mussolini che riconsegnando Mascali ai mascalesi sconfisse la furia distruttrice dell’Etna.

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