Musulmana denunciò molestie di fan di Trump, ora ritratta: è tutto falso
Aveva sostenuto di essere stata molestata in metropolitana a New York da alcuni sostenitori di Donald Trump. Ora si scopre che la storia è stata inventata di sana pianta dalla 18enne studentessa musulmana Yasmin Seweid che ha ritrattato dopo essere stata interrogata dalla polizia ammettendo di essersi inventata tutto.
Yasmin Seweid, che è iscritta al corso di business administration al Baruch College di Manhattan, e che vive a Brooklyn ma è figlia di immigrati, aveva denunciato alla polizia di essere stata assalita, il 1 dicembre scorso, da tre uomini che gridavano “Trump, Trump” e che le avevano dato della terrorista una volta salita sul treno numero 6 a East 23rd St. a New York dopo essere uscita da un evento al college.
La studentessa musulmana aveva condito la storia di numerosi particolari. Aveva sostenuto che era stata aggredita sia fisicamente che verbalmente da tre sostenitori di Trump, ubriachi, mentre si trovava all’interno della metropolitana di New York. Yasmin Seweid aveva raccontato sul suo account Facebook, ora oscurato, che aveva chiesto agli aggressori, che la insultavano, di lasciarla in pace ma, poi, vedendo che non desistevano, si era allontanata cercando rifugio in fondo alla carrozza del treno numero 6 della metropolitana – seguita dai suoi aggressori – senza che nessuno dei presenti prendesse le sue difese.
«Mi si spezza il cuore – aveva scritto su Facebook – vedere che così tanta gente presente aveva scelto di non intervenire e di rimanere a guardare mentre quei tre porci disgustosi mi infastidivano. L’America di Trump è reale e ne sono stata testimone di prima mano l’altra notte! Una notte traumatica».
Ma le successive indagini della polizia non avevano portato a nulla. Gli investigatori del New York Police Department, chiamati a indagare su questa vicenda di “hate speech“, un crimine d’odio razziale, non erano riusciti a trovare prove del fatto.
Per diversi giorni, messa alle strette, Seweid aveva continuato a sostenere la sua storia. Pur se la polizia gli aveva detto chiaramente che se la storia fosse risultata falsa sarebbe scattata per lei la denuncia. A un certo punto la ragazza era anche scomparsa. Poi ha finalmente ammesso, al padre, la bugia. E ha ritrattato le accuse, dicendo che si è inventata tutto per evitare punizioni in famiglia una sera che era rientrata a casa troppo tardi dopo essere stata a bere con gli amici .
«Non è successo niente, non c’è alcuna vittima», ha detto una fonte della polizia di New York.
«Si cerca di crescere i propri figli nel miglior modo possibile – si è scusato il padre, Sayeed Seweid, un autista di limousine che frequenta una scuola di legge – Forse era impaurita quella notte perché era in ritardo».
Ora la ragazza, di origine egiziana, è accusata di falsa denuncia, ed è comparsa, insieme al padre, ieri di fronte ai giudici della Corte criminale di Manhattan.
La ragazza musulmana si è presentata senza il velo e con i capelli rasati a zero: pare che a costringerla siano stati i genitori per punizione. C’è chi sostiene, invece, che i genitori l’abbiano punita perché sta frequentando un ragazzo cristiano. Ma, a questo punto, anche questa ennesima versione “discriminatoria” potrebbe essere frutto di manipolazioni mediatico-ideologiche.
La vicenda di Yasmin Sewed ricorda altre storie identiche. A novembre era emerso che, anche in quel caso, una studentessa musulmana iscritta all’Università della Louisiana, a Lafayette, si era inventata tutto quando aveva raccontato alla polizia di essere stato picchiata e derubata da due uomini, uno dei quali avrebbe indossato un cappello bianco con la scritta “Trump”.
La ragazza musulmana aveva anche sostenuto che i due aggressori le avevano anche strappato il velo. Anche in quel caso i cultori del politically correct e moltissimi democratici si erano scagliati con veemenza contro lo stesso presidente Trump, accusandolo di aver sparso odio fra i suoi sostenitori nei confronti della minoranza musulmana. Ma poi era emerso che la storia era completamente falsa, inventata, anche in quel caso, dalla studentessa musulmana.