Parroco chiede lo sgombero dei clandestini: la popolazione ha paura

30 Dic 2016 18:20 - di Paolo Lami

Hanno occupato un-ex ditta abbandonata, la De Marco, in via Fortezza, di fronte all’oratorio, a Villa San Giovanni. Proprio a pochi chilometri da Sesto San Giovanni. Dove, la notte del 23 dicembre è stato ucciso Anis Amri, l’attentatore di Berlino. E ora il parroco della chiesa del Cristo Re di Villa San Giovanni, che si trova lì di fronte, chiede che quei clandestini siano sgomberati.
«Gli avvenimenti recenti – sottolinea il parroco scrivendo alla Questura di Milano, preoccupato dell’occupazione di quell’edificio  – creano sospetti e inquietudini nella popolazione». Di qui la richiesta di «sanare una situazione che può diventare incontrollata e potenzialmente generare reazioni incontrollabili».
A questa iniziativa del parroco, resa nota dalla consigliera comunale di Forza Italia, Silvia Sardone, hanno replicato oggi gli occupanti della ex-ditta abbandonata, la De Marco, di via Fortezza, 27. Hanno stampato volantini rivolti agli abitanti di Villa San Giovanni per chiedere loro di «non avere paura». Invitandoli a incontrarsi per un tè il 9 gennaio alle 20.30.
«Spero l’invito sia accolto prima di tutto dalle Forze dell’ordine, così che possano identificare loro e quelli che li stanno aiutando a violare le leggi di un Paese – ha osservato la consigliera Sardone – nel quale in molti casi non hanno nemmeno titolo di rimanere. Sullo sfondo, il colpevole silenzio del Comune che nulla fa per ridare tranquillità al quartiere».
Già alcuni mesi fa gli agenti del «Commissariato Greco-Turro, erano riusciti ad allontanare un gruppo di occupanti abusivi – ricorda la Sardone – Ora la situazione si è ripresentata. Ci sono decine di maghrebini e africani di cui nessuno conosce l’identità». Proprio nella zona era stati compiuti arresti per la fabbricazione di documenti di identità falsi.
«Chissà che questa lettera, oltre che agli ottusi dirigenti dei ministeri romani, non dia la sveglia anche ai porporati che, dall’alto dei loro privilegi, nei palazzi oltreteverini, predicano l’accoglienza senza se e senza ma, salvo poi non far entrare un solo clandestino nel territorio della Città del Vaticano…», irride Calderoli. Che ricorda come quella lettera «non è stata spedita da un consigliere comunale leghista ma da un parroco stufo di piccoli crimini. Come quello,  odioso, di razziare la cassette delle offerte in Chiesa».
Il parroco, sottolinea il vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord, «è giustamente preoccupato per le paure dei suoi parrocchiani». Una denuncia, la sua, «che forse – ipotizza Calderoli – servirà a far aprire gli occhi a chi, da Roma, sparla di immigrazione senza rendersi conto delle ricadute concrete e quotidiani sui territori, a chi, al governo, quest’anno ha fatto arrivare quasi 190mila clandestini (di cui 7900 stanotte sbarcati in Sardegna) e dal 2014 complessivamente ne ha fatto arrivare mezzo milione. Senza appunto preoccuparsi di quello che prevedibilmente sarebbe accaduto, ovvero di quello che ha denunciato questo sacerdote di buon senso e coraggio: un quartiere terrorizzato da 50 clandestini africani, che non scappano da nessuna guerra, che commettono piccoli odiosi reati e che potrebbero combinarla grossa se qualcuno non interviene in tempo, mandandoli via».

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