2016 anno di sangue per la Turchia: Ankara paga duramente la lotta all’Isis
“Stanno cercando di creare caos, demoralizzare il nostro popolo, destabilizzare il nostro Paese con attacchi abominevoli che prendono di mira i civili. manterremo il sangue freddo come nazione e resteremo più uniti che mai e non cederemo mai a questi sporchi giochi”: è il commento a caldo del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Da alcuni mesi la Turchia si trova sotto assedio da parte del terrorismo fondamentalista, terrorismo che purtroppo trova brodo di coltura fecondo proprio in uno Stato totalmente islamico, dove i gruppi più radicalizzati trovano consenso e appoggio. L’attacco della scorsa notte alla discoteca Reina di Istanbul è infatti solo l’ultimo di una serie di attacchi terroristici che ha colpito il Paese nell’ultimo anno. Inoltre il governo di Erdogan ha dovuto affrontare, praticamente da solo, un tentativo di colpo di Stato che ne ha peggiorato ulteriormente la situazione politica e sociale. Si calcola che dopo il golpe fallito siano state arrestate decine di migliaia di persone. La Turchia, Paese Nato, si è trovata a doversi dividere tra l’integralismo islamico presente nel Paese, anche tra esponenti politici di rilievo, e la fedeltà alla Nato, di cui è membro sin dal 1952. Inoltre Ankara deve fare fronte, da molti anni, alle rivendicazioni dei curdi, che spingono per l’indipendenza totale, tramite diverse formazioni, alcune delle quali, come il Pkk di Abdullah Ocalan, di stampo decisamente terrorista, oltre che comunista.
Ankara stretta tra Isis e terroristi comunisti curdi
Ecco gli attentati più gravo dell’anno scorso: il 17 febbraio una potente autobomba contro un convoglio militare in pieno centro ad Ankara: 28 morti e oltre 60 feriti. Neanche un mese dopo, il 13 marzo, una nuova autobomba guidata da terrorista suicida esplode nell’affollato centro di Ankara nell’ora di punta serale vicino ad un autobus nell’affollato centro uccidendo 38 persone. Il governo accusa il Pkk e bombarda i curdi in Iraq. Il 28 giugno si verifica un attacco con un ordigno e uomini armati all’aeroporto Ataturk di Istanbul: 42 morti. La strage viene attribuita all’Isis. Il 30 luglio miliziani curdi attaccano una base dell’esercito turco nella provincia sudorientale di Hakkari, al confine con l’Iraq, ma vengono respinti: 35 i miliziani e 8 soldati uccisi. Il 20 agosto un terrorista suicida minorenne si fa esplodere a un matrimonio a Gaziantep, uccidendo 51 persone, fra cui almeno una trentina fra bambini e ragazzini. Incolpato l’Isis. Il 10 dicembre, e siamo a pochi giorni fa, un doppio attacco dinamitardo fuori dallo stadio di calcio del Besiktas, vicino al night club Reina, uccide 44 persone. Rivendica un gruppo curdo Tak (Falchi per la liberazione del Kurdistan). E oggi, 2 o 3 terroristi vestiti da Babbo Natale sparano alla cieca contro la folla nella discoteca Reina a Istanbul, la notte di Capodanno, uccidendo almeno 39 persone, fra cui 15 stranieri, e ferendone altre decine.