25 anni fa l’addio a Guido Buzzelli, il geniale “Michelangelo dei mostri”
25 anni fa moriva prematuramente, a Roma dove era nato, Guido Buzzelli, uno dei grandi maestri del fumetto italiano. A dirla così è anche riduttivo, perché Buzzelli in realtà ha inventato un nuovo modo di fare fumetto, portandolo da strumento di svago a materia di riflessione, a vero e proprio romanzo. Infatti è considerato insieme con Hugo Pratt l’importatore in Italia di quello che adesso si chiama graphic novel, che in italiano si traduce con romanzo grafico, romanzo a fumetti. Si tratta in pratica del fumetto d’autore, di cui uno dei primi esempi, se non il primo, fu l’argentino L’Eternauta, di Hector German Oesterheld, del 1957, più volte ripubblicato negli anni successivi. Buzzelli nel 1967 scrisse autonomamente – ossia non gli era stato chiesto dall’editore – il romanzo a fumetti La rivolta dei racchi, racconto assolutamente rivoluzionario, che passò per qualche anno sotto silenzio. Fino a che, i primi anni Settanta, il celebre fumettista francese Charles Wolinski non lo scoprì e non lo ripubblicò in Francia, dove ebbe un grandissimo successo. Questo non stupisca, perché Francia, Belgio, Inghilterra, per non parlare dell’Argentina, sono sempre state maggiormente sensibili a questa arte, il fumetto, che da noi in Italia è sempre stata considerata “minore”, quando addirittura non apertamente osteggiata. Il romanzo a fumetti, e in particolare quello di Buzzelli, non è allegro, raramente ha un lieto fine,e non sempre il bene trionfa. Come detto, tende a più a far riflettere che non a far svagare.
Buzzelli era figlio d’arte
Buzzelli era figlio d’arte, perché il nonno era decoratore, il papà pittore e la madre modella. Dopo aver frequentato l’Accademia di San Luca, frequentò lo studio di Rino Albertarelli, altro grande fumettista e illustratore del Novecento. Nei primi anni Cinquanta Buzzelli si rivolge al fumetto, collaborando con l’allora famosa casa editrice dei Fratelli Spada, che editavano fumetti come Mandrake, Flash Gordon, l’Uomo mascherato, di cui Buzzelli disegna le bellissime copertine. Ma probabilmente non era quella la sua dimensione, troppo eroica, lineare, trionfante. Per cui inizia a viaggiare in Spagna, Francia e Gran Bretagna, dove collabora col Daily Mirror. Tornato in Italia, nel 1960 si sposa con Grazia de Stefani. Torna a dipingere, ma nel 1966 scrive la citata La rivolta dei racchi, che presenta nel 1967 a Lucca Comics. Ma l’attenzione per Buzzelli arriva da oltre le Alpi, e così inizia a collaborare con le più famose riviste di fumetti dell’epoca: Pilote, Circus, L’Écho des Savanes, Vailant e il prestigioso Métal Hurlant, che ne pubblicano le storie. Lasciandogli molta libertà, così Buzzelli, che si ritrae quasi sempre nei suoi fumetti, può raccontare favole visionarie di denuncia sociale, di violenza, di ingiustizie. Tra i suoi romanzi vanno certamente ricordati I labirinti, Zil Zelub (anagramma del suo nome), Annalisa e il diavolo, L’Intervista, L’Agnone, La guerra videologica, tutti degli anni Settanta. Nel 1973 intanto aveva ricevuto lo Yellow Kid, che sarebbe come l’Oscar del fumetto, e nel 1979 le Crayon d’or, l’equivalente in Francia. Questi riconoscimenti gli faanno intensificare le collaborazioni anche in Italia: Buzzelli inizia a collaborare con Linus, Alterlinus, Paese Sera, Messaggero, l’Espresso e anche l’inserto Satyricon di Repubblica. Per il suo tratto ineguagliabile e onirico si guadagnò i soprannomi di “Michelangelo dei mostri” e “Goya italiano”. Collabora sempre con riviste francesi. Nel 1988 Sergio Bonelli chiede e ottiene che Buzzelli inauguri il primo “texone”, intitolato Tex il Grande, che sarà il primo degli speciali di Tex disegnati da grandi maestri del fumetto come Magnus, Eleuteri Serpieri e appunto Buzzelli. Il 1988 era anche il quarantennale di Tex. In quegli anni non dimentica la sua attività di illustratore e pittore, iniziando anche la docenza presso l’European Institute of Design. A Guido Buzzelli sono state dedicate mostre, convegni, raccolte, antologie, libri. Forse è vero quello che scrisse Goffredo Fofi, che il fumetto d’autore è la sola forma d’arte figlia del Novecento…
(foto slumberland.it)