Assad combatte l’Isis mentre l’Onu fa pretattica sulla conferenza di Astana
Le truppe dell’esercito regolare siriano continuano a liberare i villaggi dall’Isis; intanto le Nazioni Unite fanno pretattica sulla conferenza di Astana, gettando discredito sul presidente della Siria Assad e non sui terroristi. L’esercito siriano ha lanciato un’offensiva contro i gruppi jihadisti nella zona di Wadi Barada, dove si trovano le sorgenti che riforniscono di acqua la capitale Damasco. Lo ha riferito il sito d’informazione filo-regime al-Masdar News, precisando che le forze armate hanno lanciato un attacco contro i militanti di Fatah al-Sham, l’ex Fronte al-Nusra (al-Qaeda). Finora, ha specificato il sito, le forze del governo non sono riuscite ad avere la meglio sui ribelli che si sono rifiutati di lasciare l’area e a riconquistare le fonti di Ain Fije. A causa della presenza di gruppi jihadisti la zona è stata esclusa dall’accordo sul cessate il fuoco entrato in vigore alla mezzanotte del 30 dicembre in Siria con la mediazione di Russia e Turchia.
Gruppi pro-Isis non parteciperanno alla conferenza
Intanto si apprende che la maggior parte delle fazioni dell’opposizione siriana armata ha deciso di partecipare ai negoziati
di Astana, in Kazakhstan, previsti per il 23 gennaio. È quanto si legge sul sito della tv araba Al-Arabiya, che precisa come questa decisione è stata presa “al termine delle riunioni delle fazioni ad Ankara”. Tuttavia, spiega ancora Al-Arabiya, “diverse fazioni si sono rifiutate di partecipare”. Tra le fazioni che hanno detto no figurano in particolare gli Ahrar
al-Sham, i Falchi dello Sham, il Faylaq al-Rahman, i Rivoluzionari dello Sham, l’Esercito di Idlib e l’Esercito dei Mujahedin. Le fonti hanno precisato che ciascuna fazione invierà suoi rappresentanti, i cui nomi sono stati consegnati alla parte turca, che coordina i negoziati assieme alla Russia.
L’Onu ha preso posizione contro il legittimo presidente siriano
E mentre prosegue l’impegno per dare piena attuazione ad una tregua del conflitto in Siria, le agenzie Onu rinnovano l’appello per un “accesso immediato, incondizionato e sicuro per poter raggiungere i bambini e le famiglie che sono ancora tagliati fuori dagli aiuti umanitari nel Paese”. In una dichiarazione congiunta Wfp, Unicef, Ocha, Oms e Unhcr denunciano come “in Siria oggi ci sono 15 aree sotto assedio, in cui oltre 700.000 persone – fra cui si stimano 300.000 bambini – sono ancora intrappolate”. “Circa cinque milioni di persone, di cui oltre due milioni di bambini, vivono in aree estremamente difficili da raggiungere con assistenza umanitaria a causa degli scontri, dell’insicurezza e dell’accesso ristretto. In tutta la Siria, le persone continuano a soffrire in quanto prive dei mezzi di base di sostentamento e in quanto rischiano
continuamente di essere esposte a violenze”. Le Nazioni Unite omettono di dire, però, che l’Isis si fa scudo dei civili per evitare di essere arrestati dall’esercito regolare. L’Onu, come è noto, sin dall’inizio del golpe armato dei terroristi in SIria, ha preso chiaramente posizione contro il legittimo presidente del Paese Bashar al Assad.