Brexit, Johnson e May se la ridono: “C’è la fila per fare affari con noi…”
All’indomani del discorso con il quale Theresa May ha indicato il suo piano per la Brexit, il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson interviene sul Daily Telegraph per rimarcare i vantaggi che a giudizio del governo deriveranno dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e dal mercato unico. Gli altri Paesi, scrive Johnson, “stanno già facendo la fila” per siglare trattati commerciali con Londra dopo l’uscita dall’Unione. Nonostante il divorzio dagli altri 27 partner della Ue, scrive ancora il capo del Foreign Office, la Gran Bretagna “continuerà a condividere i valori europei” e ad accogliere “un vasto numero di turisti dalla Ue”. Toni rassicuranti anche sul fronte dell’accoglienza. “Non stiamo chiudendo la porta in faccia ai migranti o sollevando il ponte levatoio”, afferma Johnson.
Con la Brexit le tasse in Gb diminuiranno
Recentemente il Financial Times ha pubblicato il programma in cinque punti del cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito che aveva annunciato una riduzione drastica dell’aliquota fiscale per le imprese sotto il quindici per cento, dall’attuale venti, per incoraggiare gli investimenti: la tassazione scenderebbe quasi al livello di quella irlandese che è il 12,5 per cento. Ovviamente questa forte riduzione delle tasse verrà compensata a livello statale dal fatto che il Regno Unito non verserà più l’onerosissima “tassa Ue” all’Unione europea, dopo aver deciso di abbandonarla. La Gran Bretagna versava alla Ue 11,34 miliardi di euro l’anno pari allo 0,52% del Pil britannico, una cifra enorme che ora risparmierà e che permette quindi allo Stato di tagliare in modo radicale le tasse favorendo sia l’occupazione che gli investimenti.
D’ora in poi, aprire o trasferire un’azienda o una società nel Regno Unito farà risparmiare: se si pensa all’Italia, si passerebbe da quasi il 60% di tassazione complessiva sulle aziende a meno del 13%, usufruendo in più di un export dalla Gran Bretagna che non dovrà sottostare alle penalizzanti regole Ue su materie prime, prodotti e merci.