Condannato a morte il killer di Charleston. La giuria: un crimine d’odio
Era entrato nella Mother Emanuel African Methodist Episcopal Church di Charleston (South Carolina), quel terribile 17 giugno 2015, e dopo essersi seduto tra i fedeli, ha estratto un’arma e ha cominciato a sparare all’impazzata. A caso. E ha massacrato 9 afroamericani. Nelle scorse ore, le 10 donne ed i due uomini della giuria si sono pronunciati e ha decretato per il killer di Charleston, il 23enne Dylann Roof, la condanna a morte, ritenendolo colpevole di tutti i 18 capi di imputazione che la prevedevano.
Il killer di Charleston condannato a morte
La pronuncia formale della condanna da parte del giudice Richard Gergel si è avuta questa mattina, ma la sentenza, che ha condannato al massimo della pena l’autore di uno degli eccidi più sanguinosi del 2015, è arrivata nelle scorse ore, dopo che la giuria popolare aveva già decretato la colpevolezza del giovane killer. Come riportato dal Dipartimento della Giustizia poco fa, il verdetto decretato oltreoceano per questo caso dai dodici giurati federali chiamati a pronunciarsi sulla pena da infliggere a Dylann Roof, rappresenta la prima condanna federale alla pena capitale emessa per un crimine d’odio.
Un massacro premeditato da tempo…
Roof, che all’epoca della strage aveva 21 anni, era un dichiarato suprematista bianco con ossessioni segregazioniste e con il folle sogno di far scoppiare una guerra civile per raggiungere i suoi obiettivi. Le indagini condotte dopo il suo arresto appurarono infatti che il ragazzo progettava l’attacco da almeno sei mesi. Un massacro pensato, eleborato ed eseguito con lucida freddezza e spietatezza: e il suo nome va ad aggiungersi al lungo elenco dei killer che in America hanno imbracciato un’arma armati di odio e cinismo. A quanto ricostruito durante il processo da Nathan Williams, l’assistente procuratore, Roof si sedette tra i fedeli «e poi li uccise perché riteneva che non fossero altro che animali»…