È giallo sulla mail partita dal resort e rimasta lettera morta: ecco le prime risposte (video)
Le ultime immagini girate dagli ospiti dell’hotel Rigopiano poco prima della tragedia parlano chiaro: tutto e ovunque è interamente ricoperto da una spessa coltre di neve. Già 48 e 24 ore prima della slavina che avrebbe raso al suo l’intera struttura e provocato morte e disperazione, i video registrano un atmosfera di sospensione e di imminenza di un dramma che oggi, polemiche a parte, sappiamo essersi poi verificato in tutto il suo potenziale di dolore e di morte.
Quella mail di richiesta d’aiuto partita dall’Hotel e…
E allora, proprio questi video, quelle immagini che in queste ore intasano la Rete e alimentano dubbi e perplessità, spesso senza accompagnamento sonoro – cosa che già di per sé testimonia lo sgomento di fronte a una realtà a dir poco critica – continuano a buttare alcool puro sul fuoco delle recriminazioni. Così, mentre si scava, anche a mani nude, si spera e si prega, le polemiche vanno a concentrarsi, ogni ora di più, su quei presunti ritardi nei soccorsi; su quell’allarme lanciato quasi in contemporanea con l’irrompere della slavina ed erroneamente preso sotto gamba; su quei primi video girati da alcuni ospiti dell’Hotel Rigopiano, che precedono di poco la slavina e che, tra i vari fotogrammi presi in esami, registrano anche le immagini di uno spazzaneve nei pressi dell’albergo solo poche ore prima del pomeriggio del 18 gennaio. Ma, soprattutto, l’attenzione die più – addetti ai lavori e non – si concentra in queste ore su quella mail di richiesta d’aiuto che, ancora ieri, media e siti hanno rilanciato a profusione, partita dal resort e – puntano il dito soprattutto i parenti di vittime e dispersi – letta troppo tardi. «La e-mail da Rigopiano è arrivata verso le 13.30 del 18 gennaio ma a me personalmente è arrivata il giorno dopo verso le 11», ha detto il Presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, in un’intervista rilasciata al Tg2000, il telegiornale di Tv2000. «L’ufficio protocollo della Provincia ha inviato la documentazione alla presidenza e la mia segreteria che era presente il giorno dopo ha stampato la e-mail e me l’ha fatta pervenire – ha spiegato Di Marco – ma la mia attività era già precedente. Quindi la e-mail, per quanto mi riguarda, non era più necessaria perché avevo già attivato tutto quello che presumevo essere necessario su tutta la zona».
La spiegazione del Presidente della Privincia di Pescara
«La mattina del 18 gennaio alle 10 eravamo in Prefettura convocati dal Prefetto per l’ordine pubblico provinciale e in quel momento sono arrivate le quattro scosse che abbiamo avvertito nettamente – ha ricordato Di Marco – Dopo la riunione il prefetto ha deciso che il coordinamento della Protezione Civile era in capo alla Prefettura e ha aperto il centro operativo. Ho così predisposto una comunicazione ufficiale in cui chiedevo al premier, alla Protezione civile, alla presidenza della Regione e al Prefetto di essere coadiuvato per ottenere delle turbine da utilizzare in più Comuni, non solo su Farindola. In quel momento infatti il rischio era su diversi siti. Siccome non avevamo turbine speciali per poter intervenire sul manto nevoso abbiamo ritenuto di fare questa richiesta». E «la Procura – ha concluso Di Marco –- è stata nella sede della nostra Provincia, ha prelevato la documentazione considerata importante per verificare il piano neve della Provincia. Ci mancherebbe che la Procura non faccia il suo lavoro e non verifichi l’attività condotta dagli enti e dai vari responsabili». Tutto asserito e documentabile, certo: resta però il fatto che quei poveri ospiti di Rigopiano, che avevano spinto per richiedere interventi e aiuti e non rimanere intrappolati in quell’hotel e in quella gabbia di ghiaccio e neve, in quella landa bianca – oggi scenario di un apocalisse – intrappolati ci sono rimasti davvero…