Grillo blinda Raggi, ma nel M5S è scontro. Ecco le posizioni in campo
Beppe Grillo la blinda: «Virginia Raggi ha adempiuto ai doveri indicati dal nostro codice etico». «Lei è serena e io non posso che esserle vicino in un momento che umanamente capisco essere molto difficile». Nel M5S l’intenzione, diffusa, è quella di resistere, e mette d’accordo tutte le anime del Movimento: da un lato i cosiddetti pragmatici capitanati da Luigi Di Maio, dall’altro gli ortodossi, ovvero i duri e puri del M5S, quelli che si rispecchiano in Roberto Fico e Roberta Lombardi, solo per citarne alcuni.
Ma se da un lato i pragmatici guardano alle elezioni politiche, e sperano che Roma resti in piedi spianando la strada del M5S a Palazzo Chigi, gli ortodossi pensano che sarebbe stato più coerente darle il benservito nel giorno più duro per il Campidoglio, quello in cui scattarono le manette ai polsi di Raffaele Marra. Ora tanto vale tirare dritto e vedere cosa accadrà, il ragionamento che mette d’accordo tutti.
Ma c’è un confine che potrebbe tornare a far riesplodere le divisioni, per ora sopite anche grazie alla stretta di Grillo sui parlamentari. Se la sindaca – che a quanto si apprende attenderà il 30 gennaio per l’interrogatorio senza chiedere di essere ascoltata prima dai giudici – venisse rinviata a giudizio, i falchi del M5S, ne chiederanno la testa: nessuno sarebbe disposto ad accettare oltre. Il codice etico voluto da Grillo, da molti bollato come il “salva-Raggi”, individua invece lo spartiacque nella condanna anche solo di primo grado. Eguagliandola al patteggiamento: se si viene condannati o si patteggia si è fuori dal M5S.
Nel codice etico i vertici del Movimento hanno indicato la condanna di primo grado come linea di demarcazione proprio perché al rinvio a giudizio potrebbe anche risolversi in una assoluzione. Ma per gli “ortodossi” il vaso a Roma è colmo da un pezzo, e in caso di rinvio a giudizio sono pronti a chiedere a Grillo di staccare la spina senza attendere oltre.