Il cardinale Parolin spiega la politica estera di Papa Francesco

19 Gen 2017 17:53 - di Redazione

Con Papa Francesco la  diplomazia vaticana si è fatta più attiva. Lo ha registrato il Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin nel corso del suo
intervento a Davos, in occasione del 47esimo Forum mondiale dell’Economia.

«L’attività diplomatica della Santa Sede è aumentata molto, anzitutto per la personalità di Papa Francesco: questo è chiaro. Ha assunto un  ruolo grande di leader, di guida nelle sfide globali presenti. Ed è riconosciuto come un leader globale. Quando riceviamo in Vaticano le  delegazioni dei diversi Stati o delle diverse organizzazioni, – ha osservato Parolin nel suo intervento di cui riferisce Radio Vaticana – normalmente riconoscono questo ruolo del Papa. Questo è stato molto chiaro, per esempio, nella Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici. Questa è dunque una delle ragioni per cui la diplomazia  vaticana è più attiva oggi».

Parolin ha ricordato che il Papa, dopo la sua elezione, ha dato tre obiettivi alla diplomazia vaticana. «Il primo: lottare contro la povertà. Il secondo: costruire ponti. Molte volte, quando gli chiedono cosa fare in situazioni difficili, quando ci si trova in situazione di conflitto e di scontro, lui risponde dicendo:
“Dialogo, dialogo, dialogo!”. Il terzo obiettivo – ha spiegato il  porporato – è quello di raggiungere la pace nel mondo. E seguendo queste tre linee, stiamo cercando di intervenire nelle situazioni in cui è possibile intervenire».

Il segretario di Stato è poi tornato sul dramma dei migranti: «La chiusura e la non accettazione dell’altro sono attitudini che ci impoveriscono e non ci fanno progredire. Occorre lavorare insieme e l’Europa purtroppo non riesce ad elaborare una politica comune sulle migrazioni».

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