Il fisco si passa una mano sulla coscienza: «Saremo più umani». Sarà vero?

3 Gen 2017 19:36 - di Robert Perdicchi

Renato Zero, con una cartella esattoriale in mano, da domani potrebbe perfino sostenere, in una canzone, “che dietro il portafogli un cuore ancora c’è”. Ma prima di attribuire questa sensibilità agli esattori del fisco italiano, è meglio andarci cauti. Di sicuro il proposito di “umanizzare” il fisco sarebbe rivoluzionario, se non fosse enunciato da chi è abituato a ragionare solo sulle fredde cifre di multe, tasse e sanzioni da pagare.  Ma per ora la promessa c’è. «Per noi non conta solo il debitore, ma la persona nel suo insieme…», è la nuova filosofia sposata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi nella rivista ufficiale dell’organismo che gestisce direttamente la riscossione, dopo l’accantonamento (vero o fittizio) di Equitalia. «Guardie e ladri è un gioco che non funziona più. La deterrenza è l’ultimo strumento, dopo aver messo in campo ‘tutti gli strumenti a disposizione per costruire un rapporto di fiducia con i contribuenti», spiega la Orlandi, in un editoriale pubblicato nella rivista interna dell’amministrazione Pagine on line.

Dal fisco persecutore a quello dal volto umano?

La Orlandi spiega ai dipendenti che bisogna spostare l’attenzione sulla “persona” intesa come soggetto, meritevole di ascolto, anziché mero oggetto delle nostre lavorazioni”. «Solo grazie al vostro contributo si potrà rendere effettivo e concreto il cambiamento che sicuramente tutti auspichiamo», dice la Orlandi. Compliance sarà la ”parola d’ordine”, ”il cuore” e ”le fondamenta” di una ”rinnovata strategia” che, spiega Orlandi, prevede un ”percorso di ridefinizione dei rapporti con i contribuenti, ancora più improntati ai principi di trasparenza e rispetto reciproco”. Oggi, spiega Orlandi, occorre fare ”un ulteriore salto di qualità sia nella strategia sia nella nostra impostazione culturale”. Secondo il direttore bisogna “abbandonare ogni atteggiamento autoritativo: le persone che abbiamo di fronte sono generalmente in buona fede”. Il contrasto va indirizzato solo verso quei soggetti “con volontà di sottrarsi ai propri doveri nei confronti della collettività, dobbiamo impiegare le nostre energie migliori verso i fenomeni significativi di evasione”.

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