Jobs Act, Consulta salomonica: sui quesiti accontenta governo e Cgil

11 Gen 2017 17:18 - di Valerio Falerni

Due su tre: difficile non dedurne che ci sia anche del calcolo politico nella decisione della Consulta di dichiarare inammissibile il quesito che proponeva la cancellazione delle norme del Jobs act in materia di licenziamenti illegittimi che prevedono il pagamento di un indennizzo invece del reintegro sul posto di lavoro. Si tratta, in poche parole, di materie afferenti alla previsione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, un vero tabù del sindacato e della sinistra, ma che per imprenditori e per molti esponenti del centrodestra rappresenta anche un freno allo sviluppo dell’azienda. Materia incandescente, quindi, messa prudentemente da parte e via libera, invece, da parte della camera di consiglio della Corte Costituzionale ai referendum su voucher, responsabilità solidale in materia di appalti e soppressione delle norme relative al “buono” per il lavoro accessorio.

La Consulta: sì ai quesiti su voucher e appalti

Tutti e tre i quesiti sono stati proposti dalla Cgil guidata da Susanna Camusso. Circostanza, questa, che contribuisce a rafforzare il sospetto che la decisione della Consulta, certamente prodotta da adeguate argomentazioni giuridiche, sia in qualche modo salomonica: toglie dalla contesa l’art. 18, politicamente in grado di far cadere il governo Gentiloni e di troncare anticipatamente la legislatura, e dà disco verde per gli altri due – appalti e voucher – pur importanti nel merito ma di certo meno “ideologici”. È infatti del tutto evidente che la presenza di una consultazione referendaria sull’art. 18 avrebbe “autorizzato” Renzi a preferire le elezioni anticipate rispetto ad una prova che avrebbe ulteriormente lacerato Il Pd, uscito già con le ossa rotte dal referendum del 4 dicembre scorso sulle riforme costituzionali.

L’Avvocatura dello Stato voleva tre “no”

E che la Consulta sia riuscita a mettere un po’ tutti d’accordo, lo testimonia indirettamente le parole con cui il costituzionalista Gaetano Azzariti, che nei giorni scorsi si era espresso sull’ammissibilità di tutti e tre i quesiti referendari esaminati dalla Corte, ha commentato la decisione: «Sono felice per i due ammessi; sull’articolo 18 prendo atto della decisione della Corte e aspetto le motivazioni per dare un giudizio». L’Avvocatura dello Stato, dal canto suo, aveva chiesto il “no” a tutti e tre i quesiti.

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