La funzionaria che ignorò l’allarme: eravamo in tanti, ho la coscienza a posto
“Sì sono io quella della telefonata, ma ho la coscienza a posto”. La funzionaria della prefettura che ha ignorato o sottovalutato l’allarme lanciato da Quintino Marcella sulla tragedia di Rigopiano, in un colloquio con Repubblica, non ritiene di doversi giustificare. E chiama in causa gli altri che erano con lei nella sala operativa che gestiva le chiamate.
Una drammatica catena
Certo darle ogni colpa sarebbe indulgere alla tentazione del linciaggio anche perché troppe cose non tornano: la turbina che non pulisce la strada per consentire alle persone di andarsene dall’hotel, la mail dell’albergo ignorata, l’allarme valanghe sottovalutato. Una drammatica catena che ha contribuito alla strage.
“Ho la coscienza a posto”
“L’importante è avere la coscienza a posto – ripete la donna, già convocata in questura come persona informata dei fatti – e io ce l’ho. Tutto il resto, le polemiche di questi giorni, non m’interessa”. Poi spiega: “Mercoledì ero appena rientrata in ufficio da una malattia. Prima è scoppiata l’emergenza neve, poi quella del sisma. C’era bisogno di gente nell’unità di crisi e ho dato la mia disponibilità. – spiega ancora – Il mio compito – precisa – era rispondere alle chiamate dall’esterno. Nella sala operativa eravamo in tanti, non c’ero solo io. Ci saranno modi e tempi per chiarire tutto“. Quel richiamo ai tanti che erano lì cosa vuole spiegare? Fu una sottovalutazione di tutti, di molti? E come si spiega? Ci sarà modo per accertare tutte le responsabilità.
La storia della stalla
Al giornalista che le chiede infine come sia stato possibile confondere la valanga col crollo di una stalla, la funzionaria risponde: “La storia della stalla me l’ha ricordata, mentre ero al telefono, qualcuno più alto in grado che era con me“. Di qui l’incredibile conclusione: la valanga sull’hotel sarebbe stata una bufala perché “la madre degli imbecilli è sempre incinta”.