Ecco la paranza dei bambini rom che Saviano non racconterà mai
Non c’è solo la paranza dei bambini napoletani raccontata nell’ultimo libro di Roberto Saviano. C’è un’altra piaga, che non si riesce a debellare e che vede come vittime (e talvolta carnefici) i giovani rom. L’ultimo caso denunciato arriva da Torino. Due cugine di 31 e 32 anni, entrambe residenti in un campo nomadi torinese sono state arrestate dai carabinieri di Venaria per furto di rame. Le due donne sono state fermate subito dopo aver rubato, con la complicità di quattro baby vedette di 10 anni, cento chili di cavi di rame a una ditta alla periferia del capoluogo piemontese. La refurtiva è stata recuperata e restituita ai proprietari. Le due arrestate sono state collocate ai domiciliari.
Per Roberto Saviano i rom non fanno notizia
I casi di minori che vivono nei campi rom e che sono protagonisti di gravi episodi criminali sono all’ordine del giorno. Erano minorenni i giovani rom che hanno scippato la studentessa cinese morta a Roma mentre inseguiva i suoi tre rapinatori. O come le aggressioni quotidiane che rimangono impunite, con i minori segnalati e puntualmente scarcerati. È accaduto così per quattro nomadi fra i dodici e i tredici anni che l’estate scorsa hanno aggredito in via del Corso, una delle principali strade del centro di Roma, un ragazzo di diciassette anni che avevano cercato di derubare. Denunciati, segnalati e rimessi in libertà. In grado di colpire ancora.
Quello che Saviano non scrive sui campi nomadi
Casi di cronaca nera che rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che, talvolta, assume connotazioni inquietanti. Come il caso, trascurato dalla maggior parte dei media, di un quindicenne del Montenegro trovato in possesso di un kalashnikov e di munizioni sufficienti per compiere una strage. L’arsenale era conservato nella roulotte del campo nomadi dove il ragazzo viveva alle porte di Napoli. Kalashnikov e caricatori erano nascosti in una cassetta di legno chiusa con un coperchio posizionata accanto al letto del ragazzo. Il tutto è passato sotto silenzio: parlarne è politicamente scorretto.