La Pinotti s’è desta: “Il controllo sui migranti deve partire dalla Libia”. Ma dai? (Video)
Vi ricordate quando, un anno fa, ospite nello studio tv di Giovanni Floris, nell’avamposto dem de La7, il ministro Pinotti replicava alle recriminazioni sullo spinoso tema della gestione migranti avanzate da Matteo Salvini contro la gestione a dir poco tiepida del problema? Ebbene è passato un anno da quel confronto politico-mediatico che vide uscire decisamente perdente il ministro della Difesa (e che riportiamo nel video in apertura), eppure le cose da allora non sono cambiate. O meglio, nel loro rimanere in qualche modo stazionarie, si sono assestate in peggio, evidenziando gli aspetti deleterei dell’annosa questione immigrazione. Anche perché, in tutto ciò, l’Europa ci ha lasciati sempre più soli a gestire un’emergenza che è ormai all’ordine del giorno. Con buona pace di chi è obbligato all’accoglienza coatta ricorrendo a leggi, strutture e contesti, ormai al collasso endemico da troppo.
La ministra Pinotti finalmente s’è desta?
Così, come se il tempo non fosse passato. Come se nel frattempo non ci fossero stati gli attentati di Nizza, Berlino, Istanbul, la Pinotti s’è desta, e sul flusso ininterrotto e insidioso di immigrati clandestini imbarcati soprattutto dalla Libia, in un’intervista rilasciata a Maria Latella per Sky, ha dichiarato: “ La lotta agli scafisti? Va fatta in acque libiche”. Una risoluzione annunciata con i toni dell’epocalità che è suonata però, alle orecchie degli ascoltatori increduli, come l’ennesima beffa perpetrata dal 2014 ad oggi dal Governo Renzi, oggi in linea di continuità – esattamente come per quanto concerne il titolare del dicastero della Difesa – con l’esecutivo Gentiloni.
“La lotta agli scafisti va fatta in acque libiche”. Ma dai?
Intanto, mentre dal ministero degli Interni Marco Minniti fa sapere di essere in partenza per la Libia domani (lunedì 9 gennaio), intenzionato a discutere di immigrazione e scafisti con il governo di Tripoli, la Pinotti, ferma su posizioni di sempre, rilanciate a più riprese in teoria ma poco attuate fin qui nei fatti, ribadisce: “La missione di sicurezza marittima deve rimanere – si legge oggi nel sito dell’Ansa che riporta, tra gli altri, stralci dell’intervista del ministro della Difesa ai microfoni di Sky – ma bisogna imprimere una trasformazione alla missione europea”. Un principio acclarato – almeno verbalmente – da anni, ma disatteso nella pratica giornaliera anche da chi ne rivendica autenticità e attendibilità. Per questo, la conclusione istituzionale che ribadisce la necessità – “in accordo con il governo libico” – di “sostenere la guardia costiera libica perché ci siano dei controlli nelle loro acque”, suona un po’ come una beffa che arriva in ritardo. Almeno quanto la conclusione affidata all’esortazione – o all’auspicio? – del ministro Pinotti che alla fine della sua intervista tv ha chiosato: “Non possiamo continuare a veder partire migliaia di barconi dalle coste libiche”. Ma dai?
Gli accordi con il governo libico
“Bisogna imprimere una trasformazione alla missione europea perché è venuto il momento di passare alla fase 2b – aveva spiegato infatti appena poco prima la ministra – e in accordo con il governo libico dobbiamo sostenere la guardia costiera e la marina perché ci siano controlli nelle loro acque. Questo perché non possiamo continuare a vedere partire migliaia di barconi e migliaia di migranti dalle coste della Libia”. Non solo. Come noto, una volta arrivati e sbarcati sulle nostre coste, i migranti richiedono un lavoro di accoglienza, assistenza e di controllo sul territorio di notevole impegno. “L’Esercito presidia già alcuni Centri per l’identificazione e l’espulsione, e continuerà a farlo – ha ricordato il ministro della Difesa Pinotti – aggiungendo: “Lo stiamo già facendo in alcuni Cie, lo abbiamo fatto in passato e lo stiamo facendo là dove richiesto… Stiamo dando il massimo di disponibilità come forze armate per intervenire sui due dossier più complicati, terrorismo e immigrazione… Abbiamo più di 7000 militari dell’operazione Strade sicure – ha quindi concluso la Pinotti – che vengono poi utilizzati nelle diverse realtà in base a indicazioni del ministero dell’Interno, anche laddove una presenza significativa di immigrati potrebbe essere problematica per l’ordine pubblico”. Potrebbe essere e, in effetti, lo è…