Long jump: quando Skorzeny doveva uccidere Stalin, Churchill e Roosevelt
Vi sono delle vicende che, se fossero andate come dovevano andare, avrebbero cambiato il corso della guerra e forse anche della storia. Vicende oggi sconosciute, dimenticate. E’ il caso certamente dell’operazione Long Jump (Weitsprung, in tedesco) in cui era previsto l’assassinio o la cattura di Roosevelt, Churchill e Stalin da parte di un commando tedesco guidato da Otto Skorzeny, il creatore del motto “vivere pericolosamente”. Il fatto sarebbe dovuto accadere a Teheran nel novembre 1943, nel corso della conferenza in cui i Big Threes avrebbero dovuto decidere la strategia per battere la Germania e ridisegnare la mappa del mondo dopo la guerra. Skorzeny e i suoi ci andarono veramente vicino quella volta, ma tutto fallì per l’intervento del controspionaggio sovietico, e in particolare di un agente che si chiamava Gevork Vartanian, un armeno poi Eroe dell’Unione Sovietica, scomparso cinque anni fa, e al cui funerale sono andati Putin e Medvedev.
Skorzeny, avvisato, non si paracadutò in Iran
Le cose andarono così: il capo della Sicurezza del Reich, Ernst Kaltenbrunner, aveva saputo dagli agenti nazisti presenti in Iran che un vertice si sarebbe dovuto tenere nell’ambasciata sovietica di Teheran, vertice a cui avrebbero partecipato addirittura i capi delle potenze alleate. Ossia Stalin, Roosevelt e Churchill. Kaltenbrunner elaborò un piano dettagliato, lo fece approvare da Hitler, e incaricò il migliore dei suoi commando, Otto Skorzeny, di metterlo in pratica. Sei agenti tedeschi furono paracadutati nella notte a Qom, a 40 chilometri dalla capitale, che raggiunsero travestiti da iraniani a dorso di cammello. Si installarono in una villa poco distante dall’ambasciata sovietica per preparare il tutto. Era prevista una seconda pattuglia di parà, guidati dallo stesso Skorzeny, che avrebbe dovuto materialmente eseguire il colpo, ma che sarebbe arrivata in Iran solo uno o due giorni prima del vertice. Il commando sarebbe dovuto passare nei sotterranei per poi sbucare nelle cantine dell’ambasciata. Ma qui entra in scena il forte controspionaggio sovietico: Vartanian, che era figlio d’arte, in quanto anche il padre era una spia russa residente in Iran sotto copertura, riuscì a sapere da un ucraino nazista, ufficiale alleato dei tedeschi, che qualcosa era in preparazione per il vertice di Teheran. A farla breve, i sovietici riuscirono a intercettare tutte le comunicazioni dei tedeschi tra loro, e arrestarono i sei membri del commando, i quali però riuscirono ad avvisare Berlino, che ovviamente annullò l’operazione Long Jump e anche la partenza di Skorzeny per la Persia. I big three si erano salvati.
Skorzeny raccontò solo anni dopo tutta la storia
Le cose si sono risapute solo molti anni dopo, anche perché Vartanian è rimasto in servizio permanente effettivo fino al 1992. Nel 2007 addirittura incontrò il nipote di Churchill che lo ha ringraziato per i servigi resi agli alleati. Sulla sua vicenda sono stati scritti libri, realizzati film e serie tv. Lo stesso Skorzeny poi dal suo esilio in Spagna raccontò la vicenda in un’intervista. Un film, Teheran 1943, del 1981, fu interpretato da Alain Delon. Nel 2008 è uscito il documentario storico di produzione russo-inglese The lion and the bear, incentrato proprio sull’operazione Long Jump.