Muro anti-immigrati, Ryan: «C’è il modo di farlo pagare al Messico»
All’inizio pagheremo noi, anticiperemo noi gli stanziamenti”. Così lo Speaker della Camera, Paul Ryan, in un’intervista televisiva, apprezza l’annuncio di Donald Trump sull’avvio della costruzione del muro, e, alle critiche di chi afferma che per il progetto si dovranno stanziare almeno 20 miliardi di dollari, risponde che saranno “diversi modi per spingere il Messico a contribuire” alle spese.
“Ci sono diversi modi per stabilire quanto loro debbano pagare”, ha aggiunto il leader repubblicano assicurando che la maggioranza Gop – tradizionalmente restia ad approvare grandi spese pubbliche – rimane impegnata a permettere che le promesse di Trump anti-immigrazione diventino realtà.
“Il fatto è che Trump ha promesso agli americani di rendere più sicuri i confini, il muro è una parte importante di questo piano”, ha detto ancora Ryan. “Lavoreremo con lui per finanziare la costruzione di queste barriere fisiche, compreso il muro, sul confine meridionale”, ha concluso. Il Congresso intende finanziare il muro di Trump attraverso uno stanziamento di spesa speciale, quindi fuori dalla finanziaria, da approvare nei prossimi due mesi.
Ryan avrebbe presentato la proposta durante il riunione del repubblicani in corso a Filadelfia, dove oggi atteso Trump, prospettando un supplemento della legge finanziaria, che aumenterebbe quindi in modo molto consistente la spesa pubblica da parte di un governo interamente repubblicano che invece si prepara ad usare la scure su altri fronti della spesa federale.
C’è però chi ricorda come l’amministrazione non solo dovrà affrontare i ricorsi delle organizzazioni dei diritti civili anche quelle dei privati, agricoltori e allevatori, che possiedono lungo il confine di 2mila miglia, solo un terzo delle quali sono federali o di proprietà di tribù. Già per la costruzione dell’attuale barriera, che copre 650 miglia costate in tutto 7 miliardi di dollari, quasi 5 milioni a miglio, vi erano state molto dispute con i proprietari terrieri, specialmente in Texas, che ha ritardato la realizzazione della barriera votata nel 2006 dal Congresso.