Sapete l’ultima? “Repubblica” ha scoperto «il protagonismo dei pm»
Sapete l’ultima? Repubblica, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, ha scoperto “il protagonismo dei pm”. E tanto se n’è convinta da averci ricavato un titolo per un commento – seppur breve e relegato nelle pagine dell’economia – di Walter Galbiati. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, dopo decenni passati a fiancheggiare l’azione dei pubblici ministeri. Ricordate? Non v’era legge che lo stesso quotidiano, prima ancora del Parlamento, non bollasse immediatamente come “bavaglio” se solo accennava a reintrodurre un po’ di impersonalità nelle procure, così come non v’era iniziativa a sostegno del circuito mediatico-giudiziario – raccolta di firme, girotondi, adunate al Palasport – che non ricevesse l’imprimatur di largo Fochetti. Eh sì, allora ai giornalisti di Repubblica il protagonismo dei pm piaceva, eccome! C’era da abbattere il Caimano e la coalizione da lui creata a colpi di avvisi di garanzia e poco importava alla coscienza laica dei redattori se i pm si travestivano da inquisizione talebana per entrare nell’alcova privata del capo del governo. Oggi, invece, se i pm di Trani chiedono la condanna del presidente mondiale della Standard&Poor per aver deciso il declassamento dell’Italia nel 2011 sulla scorta di report finanziari ritenuti ampiamente manipolati, Repubblica fa scattare in automatico l’accusa di “protagonismo”. Come mai? Tutti folgorati sulla via del garantismo? Che idea: no, è solo che l’inchiesta non è politicamente conveniente. Anzi, potrebbe addirittura squarciare il velo delle trame che in quegli stessi anni portarono all’indebolimento prima e alla caduta poi del governo guidato da Berlusconi, l’ultimo legittimato da un voto popolare. Da allora sono passati cinque anni e quattro governi, tutti distillati negli alambicchi del Quirinale. Nel frattempo, Berlusconi è stato espulso dal Senato a seguito di una condanna definitiva comminata da un collegio feriale della Cassazione allestito alla bisogna per bloccare la prescrizione, la sua coalizione è un campo di macerie e parte del cospicuo patrimonio elettorale di un tempo si è disperso nel rivolo dell’astensionismo e in parte è diventato avventore dello spaccio della trionfante bestia grillina. E dopo tanto lavoro – pensano con apprensione ora a Repubblica – arrivano i pm di questa sperduta procura meridionale che invece di occuparsi dei furti di pollame si mettono a discettare di “tripla A” e di rating con il pericolo di resuscitare politicamente il Caimano. Come non comprenderli? Ma è da comprendere chi, in attesa del verdetto, si leccha baffi pensando a come bello veder perire di toga chi di toga ha ferito.