Theresa May senza paura: promette una “hard Brexit”. E Bruxelles trema
«Cerchiamo una nuova partnership fra un Gran Bretagna globale, indipendente e sovrana e i nostri amici dell’Ue. Non vogliamo adesioni parziali, o qualsiasi cosa che ci lasci metà dentro e metà fuori». Così Theresa May su Brexit. Non lo scandisce sillaba per sillaba, ma lo dice senza più timore di equivoci: Londra intende riscrivere la storia, librandosi in caduta libera rispetto alla sua avventura comunitaria. Global Britain è la nuova parola d’ordine del premier Theresa May, un passo in più verso quel “no” anche al mercato intemo che sembra ormai inevitabile, ancorché non pronunciato con nettezza. Forse lo fa oggi, completando le anticipazioni del discorso che il premier britannico ha diffuso ieri sera con le «dodici priorità del negoziato britannico», si legge su “il Sole 24 Ore“.
Successo della Brexit fa paura a Bruxelles
I dettagli non si conoscono ma sul fronte dell’immigrazione europea potrebbe prendere forma un sistema di permessi di lavoro per gli stranieri a più velocità, con agevolazioni per i cittadini Ue. Ipotesi che rotolano al termine di una giornata che ha visto l’Unione europea scomporsi sotto i colpi di una riemergente asse anglo-americano. È la lettura più evidente di un week-end che cambia la prospettiva della Brexit con l’arrivo in campo di Donald Trump e la silhouette di un divorzio euro-inglese più duro di quanto fosse legittimo sperare. I mercati non hanno dubbi e ieri, prima ancora della diffusione delle note di Downing street, hanno accelerato la vendita della sterlina che ha perduto l’1,5% sul dollaro andando sotto l’1,20 perla prima volta dopo il flash crash dell’ottobre scorso. Eccezion fatta per quel drammatico scivolone il pound ha toccato ieri il nadir dal maggio del 1985. Sintomo di un’economia che s’indebolisce? Il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney sembra non avere più dubbi e nonostante dati che da giugno ad oggi indicano la forza dell’economia britannica (ieri è stato il Fmi a ribadirlo) immagina venti avversi. «La crescita sostenuta dai consumi tende a rallentare e a durare meno», ha detto alla London school of economics senza sbilanciarsi sul destino dei tassi che si consideravano in imminente crescita.