Alemanno: è ufficiale, non sono un mafioso… ma quanto fango su di me

7 Feb 2017 13:49 - di Francesco Severini
alemanno

La sua soddisfazione Gianni Alemanno l’ha affidata subito alla sua pagina Facebook: “Finalmente, dopo 26 mesi di attesa, è stata definitivamente archiviata dal Giudice per le indagini preliminari l’accusa nei miei confronti per il reato assurdo e infamante di associazione a delinquere di stampo mafioso“. In quel “finalmente” c’è tutto: oltre due anni per sgomberare il campo da un macigno che ha pesato su Gianni Alemanno e sulla sua esperienza di governo della Capitale demolendone immagine e reputazione. Ora è finita. 

Una bella notizia, dopo mesi di fango…

Sì, una bella notizia. 

Può spiegare esattamente cos’è accaduto?

La Procura aveva depositato il 25 luglio dello scorso anno la richiesta di archiviazione nei miei confronti per l’accusa di associazione mafiosa ma la notizia è trapelata solo a settembre. In quell’occasione si è saputo che anche Zingaretti era indagato nell’ambito di Mafia Capitale. Adesso il gip ha definitivamente archiviato la mia posizione e anche quella di Zingaretti. 

Zingaretti ha avuto un trattamento diverso?

Direi proprio di sì. Gli è stato evitato il fango gettato su di me e sulla mia famiglia. L’avviso di garanzia contro di me è stato strumentalizzato in modo assurdo. Ringrazio la magistratura di cui ho sempre avuto fiducia, che mi ha ridato la mia onorabilità. Ora attendo che lo stesso facciano tutti quegli esponenti politici e giornalisti che hanno usato queste indagini solo per utilità politica. 

Quali saranno le conseguenze di questa decisione?

Intanto ci tengo a dire che l’accusa per mafia è caduta definitivamente anche per il capo della mia segreteria Antonio Lucarelli e per il consigliere del Pdl Giovanni Quarzo. Ciò dimostra che i teoremi sui legami tra estrema destra e criminalità che avrebbero trovato con me sindaco una saldatura erano tutta fuffa. 

Vale la pena di sottolineare, infine, che il danno d’immagine subìto riguarda l’intera città di Roma, dipinta come una cloaca dove si incrociavano i liquami della peggiore criminalità e dei rimasugli dell’eversione nera. Un danno che ha avuto ricadute pesanti: non a caso subito dopo l’esplosione dell’inchiesta Mafia Capitale Renzi dichiarò di voler puntare su Milano, seguito a ruota da Raffaele Cantone, per il quale era Milano la “vera capitale morale” mentre Roma era priva di “anticorpi contro la corruzione”. Dopo il bombardamento mediatico subìto da Roma, c’è voluta l’onestà intellettuale del capo della polizia Fanco Gabrielli per dire l’espressione Mafia Capitale è un “oltraggio” alla città. Ma soprattutto, a oltre due anni di distanza, è il nome di un’inchiesta che pezzo dopo pezzo ha subìto un progressivo smantellamento. 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *