Incredibile lettera dell’Anpi: corteo per le foibe? Applicate la legge Scelba
La Giornata del Ricordo, negli auspici delle forze che ne approvarono l’istituzione, doveva essere un giorno di memoria condivisa. Ma c’è sempre quella certa dose, sia pur residuale, di vigilanza antifascista che ostacola questo percorso. E a farsene portavoce è, come sempre, l’Anpi, l’associazione dei partigiani d’Italia.
L’attivismo dell’Anpi contro la Giornata del Ricordo
Dopo essersi mobilitata a Ostia contro un corteo di Casapound promosso per la giornata di sabato, l’Anpi ha scritto anche al prefetto di Roma per chiedere il divieto del corteo di Azione frontale, domani, nel Municipio VI. La lettera è stata scritta congiuntamente da Anpi e associazioni dei deportati nei campi di sterminio nazista e dei perseguitati politici. Azione frontale è lo stesso gruppo di destra radicale che ha manifestato contro il concerto del rapper Bello Figo nel quartiere Ostiense (iniziativa poi annullata dagli organizzatori).
Il volantino contestato
In particolare, Anpi, Aded, Anppia e Fiap fanno riferimento al volantino in cui si dà notizia del corteo per le vittime delle foibe che “inneggia a ‘tutte le vittime delle stragi’ che i Partigiani avrebbero commesso nel nostro paese, prendendo a pretesto una vicenda accaduta a Savona per infangare tutta la Resistenza e la Guerra di Liberazione”. Questo il motivo per il quale “tale dimostrazione – si legge nella lettera – non può essere autorizzata da una Repubblica Democratica quale la nostra, dato che il documento di Azione Frontale, al fine di stravolgere la storia, programma il deliberato vilipendio al Corpo Volontari per la Libertà, medaglia d’oro al valor militare conferita alla bandiera, regolarmente inquadrato nelle Forze Armate italiane con legge del 21.3.1958 n. 285”.
L’Anpi invoca la legge Scelba e la legge Mancino
In realtà l’Anpi si richiama a quel “dovere della vigilanza antifascista” sbandierato negli anni Settanta per impedire ogni forma di espressione politica a chi non militasse nelle file della sinistra. Appare incredibile che questo lessico venga rispolverato alla vigilia di una ricorrenza che riguarda il martirio nelle foibe di migliaia di italiani quasi a voler perpetuare quelle lacerazioni e quegli scontri che furono un lascito nefasto della guerra civile. Contesto nel quale, con buona pace dell’Anpi, vi furono episodi sanguinosi di vendetta sommaria che certo non danno lustro ai partigiani e alla Resistenza. La lettera dell’Anpi invoca infine l’applicazione della legge Scelba e della legge Mancino: “Chiediamo pertanto una presa di posizione ferma e decisa delle Vostre autorità, nel rispetto di tutte le violenze subite dalla popolazione italiana nel corso della dittatura, in applicazione delle leggi Scelba n. 654 del 1952 e Mancino n. 205 del 1993, nel rispetto della Costituzione nata dalla Resistenza, di non autorizzazione e divieto della detta dimostrazione del 10 febbraio a Roma nel VI municipio, perché contraria a tutti i valori fondanti della Repubblica italiana, della Resistenza e della Guerra di Liberazione, offesa ai martiri e ai caduti per la libertà del paese dalla tirannide”. Sembra una lettera scritta 40 anni fa, e invece è del febbraio 2017.
Cosa ha scritto Azione frontale
Sul suo sito Fb Azione frontale spiega che in occasione del 10 febbraio “abbiamo protocollato al VI municipio di Roma la richiesta per l’intitolazione del parco di via Celio Caldo a Torre Angela (Roma Est) a “Giuseppina Ghersi” bambina di 13 anni torturata, violentata e uccisa dai partigiani. La nostra fiaccolata sarà per ricordate le vittime italiane infoibate del boia comunista Tito e per ricordate anche le stragi e le vittime che i “servi” americani partigiani italiani hanno fatto in tutto il territorio italiano. Invitiamo tutte le forze politiche, le associazioni e i singoli cittadini ad aderire alla fiaccolata, perché la “memoria” vale per tutto non solo per quello che il sistema vuole”. La fiaccolata è annunciata per le 19,30 al parco di via Celio Caldo.
Giuseppina Ghersi nel libro “Il sangue dei vinti”
Dell’atroce fine di Giuseppina Ghersi, sequestrata a Savona la mattina del 25 aprile, parla anche Giampaolo Pansa nel suo libro “Il sangue dei vinti” (pag. 148) sottolineando che la ragazzina non proveniva da una famiglia iscritta al Pnf. Soltanto un loro parente, giustiziato, ne faceva parte. Nel Savonese, ricorda ancora Pansa, i partigiani giustiziarono 472 persone, di questi 174 erano civili