La scomposizione totale delle forze politiche ha cambiato tutto lo scenario
Era il 2015, appariva tutto chiaro: il Pd era il perno del quadro politico e il suo leader Matteo Renzi aveva una leadership formidabile, fondata anche su una buona quota di consenso. Di fatto una unica opposizione, il Movimento 5 Stelle, forza emergente e collettore di tutte le proteste e di tutte le insoddisfazioni diffuse nella società, ma con una leadership improbabile di un comico, uomo di palcoscenico, ma senza alcuna affidabilità per un serio progetto di governo. Il centrodestra invece sfaldato nelle sue varie componenti, senza una leadership unitaria credibile.
In pochi mesi la scomposizione
Nel 2016 è successo tutto: l’uscita inaspettata della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la vittoria contro tutte le previsioni di Trump alle presidenziali americane e l’affondamento dell’establishement democratico-progressista, la sconfitta clamorosa e oltremisura di Renzi nel referendum confermativo della riforma costituzionale, con le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. Di fatto la fine della sua leadership, appena attenuata dal governo fotocopia di Gentiloni che solo a distanza di poche settimane già non risponde più alle sue volontà ed è comunque un cambio totale di stile rispetto al suo modo di governare. Tutte le azioni, le dichiarazioni e le decisioni di Renzi attuali invece di farlo “ritornare” lo insabbiano sempre di più nei conflitti interni ed esterni al suo Partito. E quando un leader inizia ad essere sconfitto non trova alleanze di sostegno, ma al contrario fa coalizzare tutti gli avversari contro per abbatterlo definitivamente. Esattamente quello che sta succedendo a Renzi, che se fosse intelligente politicamente, si metterebbe da parte in attesa del fallimento dei suoi avversari, per rilanciarsi con un nuovo progetto politico. Quello della “Leopolda” è stato sconfitto e non è riciclabile: la rottamazione è stata solo la sostituzione delle poltrone della vecchia guardia con il “cerchio magico” fiorentino ed i suoi collegati, ed è stata abbattuta proprio dai rottamati. Al di là della comunicazione mediatica, la sua inconsistenza è oggettiva e percepita da tutti alla luce del sole. Renzi ha scomposto il suo Pd così come dall’altra parte Berlusconi aveva determinato nel quinquennio precedente la frammentazione del Pdl, quasi in modo speculare.
La dissoluzione del Pd è complessa
Essendo il Partito della storia profonda di sinistra, Pci-Pds-Ds, la sua dissoluzione è più complessa, ma assolutamente in atto. Quando sarà compiuta, Renzi se non viene addirittura battuto in un congresso, si ritroverà alle elezioni con un partito al 20% e un’altra sinistra al 10-12%. Cappotto! Anche nei 5 Stelle è cominciata la dissoluzione, non solo con l’iniziale uscita di qualche decina di parlamentari dai Gruppi alla Camera e al Senato, ma soprattutto con il fallimento di tutte le amministrazioni locali conquistate e l’assoluta incapacità di gestione delle strutture e dei problemi. Un conto è la teoria dei principi, un conto la pratica del confronto dei principi con le questioni reali e la difficoltà di praticare soluzioni fantastiche e completamente sganciate dai contesti di governo del territorio, in assenza di una classe dirigente, proprio perché inventata, assolutamente inadeguata ad affrontare le questioni. Affondati da Gela a Quarto, da Parma a Livorno, da Civitavecchia a Roma. Salvi solo a Torino perché il gruppo dirigente è quasi tutto estraneo ai 5 Stelle, con al vertice una Sindaca proveniente dalla Bocconi, figlia di una ricca famiglia torinese, sostenuta da una èlite cittadina di storia laica e liberale. Niente a che fare con il corpo dei 5 Stelle in Parlamento e in giro per l’Italia. Quando Luigi XVI venne raggiunto alla Reggia di Versailles dal Maresciallo di Francia che gli annuncia la presa della Bastiglia da parte dei rivoltosi, rispose: “si tratta di una rivolta!”. Il Generale replicò: “no Maestà, non è una rivolta, è una rivoluzione! ” . Il Re rispose: ” va bene, una rivolta, passerà”. Tutti sanno come andò a finire, era una rivoluzione. Anche oggi in Italia non si tratta di un semplice cambiamento. La scomposizione di tutte le forze politiche porterà ad emergere un nuovo equilibrio politico, che dopo una transizione, più o meno lunga, si assesterà per alcuni anni. Il Movimento 5 Stelle è stato l’elemento di rottura del sistema bipolare, con la fine dell’egemonia delle precedenti leadership; Renzi è stato il dissolutore della sinistra, come la conoscevamo dal dopoguerra; il centrodestra è imploso per non aver mantenuto i punti fondanti del manifesto del PDL del 2008 e per le miopie politiche di Fini e dei partiti centristi che hanno dato vita a Udc, Ncd e Ala varie. Ci sono ora le condizioni, legate ai cambiamenti internazionali in tutto l’Occidente e al nuovo ruolo della Russia, uscita dall’isolamento con la vittoria sull’Isis in Siria e più in generale in Medio-Oriente nord Africa, per costituire un polo politico nuovo della Destra alleata con il centrodestra che può governare l’Italia nel decennio a venire. Non è un semplice cambiamento, è una rivoluzione basata sul recupero del ruolo dei ceti medi, del contrasto all’egemonie bancarie e finanziarie estranei ai popoli, dell’ingresso delle nuove tecnologie della comunicazione e di nuove economie fondate sulla difesa del benessere delel comunità anche attraverso la protezione dei prodotti nazionali e dello stile di vita e di sicurezza costruiti nei secoli.