L’ultimatum di Bersani agita il Pd: «Attento Renzi o sarà scissione»
Anche Pier Luigi Bersani rompe gli indugi e scende in campo contro Matteo Renzi e la sua idea di partito. Cosicchè nel Pd le acque si fanno davvero agitate. Dopo l’aut-aut di Massimo D’Alema è toccato infatti all’ex segretario dare un segnale di dissenso verso la linea della segreteria. Parole chiare e dure che mostrano come lo scontro interno sia ormai a livelli di rissa. “Se Renzi forza, rifiutando il congresso e una qualunque altra forma di confronto – ha ammonito Bersani in una conversazione con l’Huffington Post – e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto, è finito il Pd. E non nasce la cosa 3 di D’Alema, di Bersani o di altri, ma un soggetto ulivista, largo, plurale, democratico”. La sortita di Bersani conferma il livore e l’acredine in cui il partito democratico si dibatte. E testimonia che la fronda al segretario cresce e si consolida giorno dopo giorno. “Qualunque sia la legge elettorale, qualunque sia la data in cui si voterà, per me il punto vero è quale idea di Italia e Europa offriremo agli elettori”: ha provato a smussare Renzi. Ma, ormai, la parola scissione dalle parti del Nazareno è stata bella che sdoganata. Un fatto che già preoccupa qualcuno come il senatore piddino Mirabelli, il quale affida a Twitter il suo pensiero: “Devo dire che la leggerezza con cui persone con cui milito da una vita parlano di possibile scissione mi sorprende e preoccupa”. Ma un fatto che, al contrario, non impensierisce affatto alla minoranza interna del Pd. Minoranza che spara a palle incatenate contro l’ipotesi di una legge elettorale per il Senato uguale a quella varata dalla Consulta per la Camera: “Noi siamo contro i capilista bloccati. E che facciamo, li mettiamo anche al Senato? No, non ci siamo davvero…” ha tuonato Roberto Speranza. La guerra nel Pd sembra solo all’inizio.