Retromarcia di Emiliano: «Resto!». Più che il principio potè il calcolo

21 Feb 2017 16:54 - di Domenico Labra

Dal principio al calcolo: Emiliano resta, gli altri no. La minoranza dem del Pd sbatte la porta e se ne va. Il governatore pugliese fa dietrofront. L’ennesima giornata di passione a largo del Nazareno si conclude così. Con la conferma che D’Alema e Bersani non partecipano alla Direzione e al congresso e con il governatore della Puglia che, invece, rientra nel partito e che prenota al quota di “opposizione” in Direzione. Insomma, più che il principio contò il calcolo. Perciò arrivano subito accuse e controaccuse tra quelli che erano i “congiurati” e tra i loro supporters. Dei cosiddetti tre tenori, uno infatti s’è sfilato. Mentre restano ancora sulle barriccate Rossi e Speranza: quasi il titolo di un film. Il toscano Rossi sembra deciso, ma siccome è governatore anch’egli non si può mai dire. Speranza che è creatura bersaniana non ha invece alternative: è davvero fuori. Orfini rileva che “è ancora possibile evitare addii”. Come dire, appunto: lasciamo perdere il principio e badiamo al calcolo. E Cuperlo propone alla Direzione Pd un’ultima mediazione per evitare la rottura: “Avviamo il congresso costruito attorno a un percorso politico e programmatico, poi affrontiamo le amministrative” per tenere l’ultima fase del congresso, le primarie, “nella prima metà di luglio. Luglio non è inizio maggio, né è ottobre. Luglio non è un’offesa per nessuno” né una forzatura delle regole. Intanto a difendere al scelta di Emiliano di restare ci pensa subito Francesco Boccia. Pugliese anch’egli e qundi interessatissimo:  “Trovo surreale che il problema sarebbe Michele Emiliano che avrebbe moderato i toni – chiosa Boccia – . Emiliano avendo a cuore le sorti del Pd, ricevendo centinaia di migliaia di mail e messaggi di militanti, sta provando fino all’ultimo istante a salvare il Pd”. Ed ecco l’attacco a D’Alema e compagni: “Con non poca sofferenza sta cercando da giorni di mediare con una persona che non ha mai voluto mediare e che, invece di partecipare all’ultima direzione dice di partire per gli Usa, perdendo un’altra occasione di confronto nel partito”. Insomma volano gli stracci anche tra gli oppositori di Renzi. In realtà il fatto è chiaro: con la fuoriuscita di D’Alema e Bersani, Emiliano si candida ad essere l’unico oppositore di Renzi al prossimo congresso. È certo che perderà. Ma è altrettanto certo che gli sarà riconosciuta una quota in quanto opposizione. Quota che significa posti in lista. Di quelli buoni. E questo, ad Emiliano, basta e avanza. Il principio e il calcolo: ecco cos’è il Pd.

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