Boscutti, l’eroe della Rsi che si immolò per difendere Padova dagli “alleati” (video)

11 Mar 2017 16:18 - di Antonio Pannullo

Giovan Battista Boscutti, friulano di Cividale, classe 1912, fu un eroe. Di quelli veri. Tenente pilota dell’Aeronautica nazionale repubblicana, non esitò a lanciarsi insieme ad altri 37 camerati contro centinaia di fortezze volanti americane scortate da decine di caccia, diretti a bombardare Padova. Boscutti volava insieme con Adriano Visconti, e per salvare la popolazione civile si lanciò contro un nemico soverchiante deciso a proteggere i suoi connazionali dalla furia terrorista anglo-americana. E morì nel tentativo. Era l’11 marzo 1944, e Boscutti si immolò nel cielo di Correzzola. I suoi resti saranno recuperati solo una decina di anni fa, grazie all’abnegazione dell’Associazione Romagna Air Finders che caparbiamente effettuarono gli scavi per trovare a nove metri di profondità quello che restava del suo Macchi MC 205 Veltro. Visconti, comandante della squadriglia Asso di Bastoni, fu poi assassinato a tradimento a Milano dai partigiani dopo che si era arreso. Ma vediamo come fu la vita del giovane Boscutti fino a quell’appuntamento dell’11 marzo. Appassionato di sport sin da adolescente, a 18 anni divenne campione italiano juniores di salto con l’asta, partecipando a vari meeting internazionali di atletica. Diplomatosi all’Isef, divenne insegnate di educazione fisica alla Gioventù italiana del Littorio di Vicenza. Prese il brevetto di pilota e nel 1940 c0nseguì il brevetto militare. Entrato nella regia Aeronautica, nel 1942 fu dislocato a Gioia del Colle, da dove partì per numerose missioni nel teatro Mediterraneo. Abbatté in questo periodo due aerei americani Liberator, distinguendosi in altre operazioni “su allarme”. Queste azioni gli valsero la medaglia d’Argento al Valor militare («Tenente Boscutti Giovanni Battista, pilota da caccia, in numerose scorte in mare aperto e in combattimento contro quadrimotori nemici, brillantemente sostenuti e vittoriosamente conclusi, dava prova di perizia, aggressività e valore»).

Boscutti aderì immediatamente alla Rsi

L’armistizio dell’8 settembre lo colse al campo di Castiglion del Lago dove era per un corso di addestramento. Come a molti altri soldati, gli venne naturale aderire alla Repubblica Sociale italiana, come naturale prosecuzione della guerra a fianco dei tedeschi. Ma per gli aviatori dell’Anr, l’Areonautica nazionale repubblicana, poi, si trasformò in qualcosa di più, come vedremo. Boscutti come accennato fu inquadrato nella prima squadriglia del primo gruppo caccia Asso di Bastoni dell’Anr, sotto il comando di Adriano Visconti. In quei mesi sempre più spesso gli aerei della Rsi si levavano in volo per intercettare le poderose formazioni anglo-americane, centinaia e centinaia di fortezze volanti scortate da altrettanti caccia, diretti a distruggere e devastare, con i cosiddetti bombardamenti “a tappeto”, città e obiettivi civili, al solo scopo di terrorizzare le popolazioni. I pochi aerei della Anr si alzavano in volo in palese inferiorità numerica, quasi certi di non tornare, al solo scopo di salvare quante più vite possibili, nel tentativo eroico di proteggere i loro fratelli italiani vittime della morte che pioveva dal cielo. E così fu anche quell’11 marzo: in mattinata arrivò la segnalazione che almeno 150 velivoli si stavano dirigendo verso Padova per bombardarla. Alle 11 del mattino i 38 aerei della Rsi comandati da Visconti attaccarono la formazione dei 150 velivoli alleati e la battaglia ebbe inizio. Durò 40 minuti, e si contarono vittime da entrambe le parti. Tra quelli che non tornarono ci fu Boscutti e il suo Macchi C 205 Veltro. Gli altri furono Castellani e Bortolani. Secondo le testimonianze, l’aereo di Boscutti precipitò tra fumo e fiamme e sprofondò in una zona acquitrinosa, sprofondando per qualche metro sotto il terreno, un po’ come accadde all’altro pilota della Rsi, Aristide Sarti, che ancora oggi riposa sotto una palude nel Mantovano. Sul luogo giunsero i soccorsi dell’Unpa, una Protezione civile istituita dal fascismo e i militi della Guardia nazionale repubblicana, che ne raccolsero parte dei resti riuscendo anche a recuperare la piastrina di riconoscimento, li composero in una cassetta di legno e li consegnarono al locale parroco. L’infiltrazione di una falda acquifera fece sprofondare il velivolo per una decina di metri e l’operazione non fu più ripresa. Il cratere fu ricoperto di terra. Fino al 2006, quando l’associazione volenterosamente riuscì a portare a compimento la difficilissima opera, grazie all’ausilio di metal detector, della protezione civile e dei volontari dell’associazione Raf. Gli ultimi resti del Macchi e del giubbotto furono estratti l’11 novembre 2006. Il 10 marzo 2007, nel comune di Correzzola ci fu una cerimonia in onore del tenente pilota Boscutti, che immolò la sua vita per salvare civili innocenti. Boscutti è stato ricordato in un libro di Madina Fabretto, Con tutte le mie forze – Storia di Giovan Battista Boscutti, edizioni Settimo Sigillo 2009 e in una stupenda canzone della Compagnia dell’Anello, 11 marzo 1944, che qui riproponiamo.

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