Dj Fabo, aiuto al suicidio: Marco Cappato nel registro degli indagati
Il pm di Milano Tiziana Siciliano ha iscritto nel registro degli indagati l’esponente radicale Marco Cappato con l’accusa di aiuto al suicidio per la morte, in Svizzera, di dj Fabo. L’iscrizione, che viene definita negli ambienti giudiziari come un «atto dovuto», è stata formalizzata dopo la trasmissione, avvenuta ieri sera, del verbale dell’autodenuncia sottoscritta dallo stesso Cappato davanti ai carabinieri di Milano.
Dj Fabo e Marco Cappato
L’accusa di aiuto al suicidio, mossa per l’esponente radicale fa riferimento a quanto previsto dall’articolo 580 del Codice penale laddove prevede la contestazione per «chiunque aiuta o determina altri al suicidio ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione». Un rischio a cui lo stesso Cappato sapeva di incorrere quando si è autodenunciato descrivendo esattamente cosa aveva fatto nel caso di dj Fabo.
Il racconto
«Sabato scorso «alle 12 – aveva raccontato l’esponente radicale anche ai giornalisti – su sua richiesta, ho caricato Fabo sulla sua macchina e l’ho accompagnato da casa sua, a Milano, fino alla struttura Dignitas in provincia di Zurigo dove è stato trasportato a letto e dove ha ottenuto assistenza medica alla morte volontaria».
Interviene Gentiloni
La storia di dj Fabo continua intanto ad alimentare il dibattito sul fine vita A gettarsi a capofitto è il Pd, che subito ne fa un’arma di propaganda politica. Gentiloni puntualizza: «Il governo guarda con rispetto al confronto parlamentare che c’è e credo sia doveroso e interpella le coscienze dei singoli parlamentari, per quanto la legge allo studio riguardi il testamento biologico, non l’eutanasia».