Imprenditrice trevigiana lancia sul mercato il prosecco analcolico. È subito boom

6 Mar 2017 15:08 - di Ginevra Sorrentino

Fare della propria passione ujn lavoro, e trasformare il proprio lavoro in un successo cultural-impremditporiale è cosa da pochi: ebbene,  Isabella Spagnolo, quarantenne trevigiana doc, di Conegliano Veneto, rientra da questi pochi, privilegiati professionisti. E tutto grazie ad un’idea semplice e rivoluzionaria al tempo stesso: creare il vino, meglio il “prosecco”, analcolico, per  chi non vuole o non può bere, appunto, bevande alcoliche.

Ecco come è nata l’idea del prosecco analcolico

Da tempo, ormai, non è più una novità l’affermazione prestigiosa delle donne in ambito vitivinicolo, ma quello di Isabella spagnolo è davvero un caso a parte: «È nato tutto quando ero ragazza – ricorda l’imprenditrice – ho sfilato per Armani e Anna Fendi, da Milano a Parigi… E proprio anella capitale francese, alcuni anni fa, dopo una sfilata, a un cocktail all’Hotel Ritz ho visto che molti non brindavano a champagne: si trattava soprattutto di sceicchi arabi, e così, tornata a casa, ho  pensato che bisognava trovare un’alternativa che non fosse la solita bibita analcolica». E così, insieme al marito Loris Casonato, hanno pensato di riadattare, dal 1999, un’azienda agricola di famiglia, attiva dal 1968. Ora quell’azienda è la Iris vigneti, a Mareno di Piave  (Treviso). Quaranta ettari, 20 in affitto, per circa 500.000  bottiglie. Prosecco, raboso, cabernet, pinot grigio: secondo la tradizione. Ma anche, e soprattutto, spumante analcolico, il cui nuovo marchio è “Freedom Mind”, con cui l’azienda parteciperà al prossimo Vinitaly di Verona ad aprile, dove sarà l’unico stand non alcoolico della rassegna veronese.

Piccole aziende crescono. E si fanno spazio nel mercato

«Freedom Mind, ovvero “mente libera”, ma anche “libero dall’alcol” – spiega l’imprenditrice trevigiana – ideale per chi fa sport, per chi non può avere la mente annebbiata, per chi dopo la discoteca deve guidare, per i più salutisti, e così via». È un tipico esempio di “vino, non vino”, che va forte in Turchia, negli Emirati e negli Stati Uniti, «ed ora – aggiunge spiega l’imprenditrice trevigiana – stiamo aprendo il mercato in Cina. È un’alternativa al Prosecco: un mosto di uva Glera, non pastorizzato, con aggiunta di anidride carbonica; l’effetto è quello di uno spumante, ed è tutto naturale, senza additivi chimici, a differenza di altri prodotti. E, proprio grazie al traino del Prosecco, il nostro Freedom Mind sta avendo un grande successo, perchè è sinonimo del Made in Italy alimentare». Insomma, piccole aziende crescono, e si fanno strada imponendo la loro presenza “alternativa” e –perchè no? – analcolica, in un mercato dominato dalle grandi multinazionali del settore bevande analcoliche e superato a destra da quello degli alcolici. 

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