La violenza dei centri sociali a Napoli, la condanna dev’essere senza appello

13 Mar 2017 10:34 - di Lino Lavorgna

Non serve ribadire ciò che penso della Lega e di Salvini e sono facilmente reperibili i concetti espressi in numerosi articoli. Ciò premesso, condanno senza riserve l’ostracismo tributatogli, le cui caratteristiche non hanno nulla di dissimile dal razzismo imputato alla sua compagine politica. Quando si agisce ragionando con la pancia e nessuno si fa carico di arginare quella follia collettiva che a volte si diffonde come un virus, i guasti per la pacifica convivenza diventano irreparabili.

Centri sociali e le parole di Gustave Le Bon

Suonano profetiche, a tal proposito, le parole di Gustave Le Bon, tratte da un suo celebre saggio: “Una civiltà implica e richiede regole, disciplina, il predominio del razionale su ciò che è istintivo, una certa previdenza dell’avvenire, un grado elevato di cultura, tutte condizioni precluse alle folle lasciate a se stesse. Queste ultime, in virtù della loro caratteristica unicamente distruttiva, operano come quei microbi che favoriscono e intervengono nella dissoluzione di un corpo debilitato o di un cadavere”.

Quei ragazzi presi singolarmente

Presi singolarmente, quei ragazzi che hanno occupato la Mostra d’Oltremare di Napoli, sicuramente presentano caratteristiche umane lontane mille miglia da ogni parvenza criminale e sono codificabili come “bravi ragazzi”. La complessità della società contemporanea, tuttavia (anche se la storia insegna che le fenomenologie sono simili in ogni epoca), condiziona pesantemente il comportamento dei singoli quando si trasformano in folla.

Il delirio

Nell’analisi di Le Bon risalta il riferimento “all’elevato grado di cultura”, che è ciò che manca a livello di guida, lasciando, di fatto, le folle in preda al loro delirio, con tutto ciò che ne consegue. Fin quando non saranno gli uomini di cultura a guidare il Paese, in ogni contesto politico e sociale, la nostra società presenterà sempre quei nefasti aspetti che la rendono simile a una nave alla deriva, con i motori in avaria e il comandante ubriaco.

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