Quando la Dc abolì l’Epifania per cancellare la Befana fascista del Duce

4 Mar 2017 17:42 - di Antonio Pannullo

QUarant’anni fa il governo abolì molte fetività, tra cui l’amatissima Befana. Le domeniche a piedi per l’austerity imposta dall’impennata del costo del petrolio avevano già da qualche anno segnato i fine settimana degli italiani, ma esattamente 40 anni fa, con la legge 5 marzo 1977, si incideva in corpore vili sulla programmazione di ponti e ferie degli italiani: la soppressione di ben sette festività, di cui cinque religiose. Avvenne sotto il governo del (cattolicissimo) Andreotti: cancellate Epifania (forse per una sorta di damnatio memoriae della Befana fascista?), San Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini, Ss. Pietro e Paolo (ma non a Roma), mentre slittarono alla prima domenica di giugno e alla prima di novembre la celebrazione della Festa della Repubblica e quella dell’Unità nazionale. Successivamente, nel 1985, il governo Craxi ripristinò la Befana, in attuazione dell’intesa con la Santa Sede per i nuovi Patti Lateranensi. Quanto al 2 giugno, fu il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a dare l’impulso affinché con la legge del 14 novembre 2000 la Festa della Repubblica tornasse, già dall’anno dopo, giornata festiva a tutti gli effetti, riappropriandosi così del suo posto in rosso nel calendario.

La Befana fascista nacque nel 1928

Come è noto, ma forse non si trova sui libri di scuola, la Befana fascista fu un’istituzione benefica creata per volontà di Benito Mussolini in favore delle classe più povere. La Befana già si festeggiava in tutta Italia, ma fu il fascismo che ordinò le manifestazioni per soccorrere le classi più disagiate. L’idea e l’organizzazione fu di Augusto Turati, che sollecitò commercianti, industriali e agricoltori a dare risorse per i bambini più poveri. La gestione dell’evento era curata dalle organizzazioni femminili e giovanili fasciste. La Befana fascista debuttò nel 1928, ed ebbe un successo straordinario, tanto da entrare nel costume degli italiani: il detto “befana fascista” rimase per molti anni dopo la guerra e le aziende continuarono per molti anni, sino ai giorni d’oggi, a prevedere pacchi-dono per i figli dei rispettivi dipendenti. Nel 1932 i pacchi-dono superarono la straordinaria cirfra di un milione e 200mila. Ricordiamo la Befana tricolore del Movimento Sociale Italiano, ideata e finanziata da Turchi, che per anni radunò mifgliaia di figli si iscritti nei vari alberghi romani per distribuire loro regali a cui avevano contribuito tutti gli iscritti del Partito.

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