Alcolismo giovanile, allarme in Italia. Boom di ubriacature “del fine settimana”

12 Apr 2017 15:37 - di Robert Perdicchi

Si beve sempre di più, si beve sempre più da “giovani”, anzi da ragazzini. I dati del Report elaborato dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità, presentato oggi a Roma in occasione dell’Alcohol Prevention Day, svelano uno scenario inquietante: il fenomeno dell’alcolismo è nettamente in crescita: sono oltre 35 milioni i consumatori over 11 anni di almeno una bevanda alcolica, che evidenziano come il fenomeno sia più evidente tra gli uomini rispetto alle donne con una evidente crescita dei consumi al di fuori dei pasti. A bere fuori pasto sono soprattutto le donne e i giovani, adolescenti e minorenni. «I nuovi modelli del bere proposti dal marketing e dalle mode sostenute negli anni da strategie di mercato sono una realtà ben evidenziata in tutta Europa. L’Italia è oggi sotto l’effetto dell’onda lunga di abitudini di consumo avviate in realtà nord-europee – commenta Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss che elabora i dati per la Relazione al Parlamento del ministro alla Salute appena pubblicata – Tuttavia, grazie a importanti campagne di sensibilizzazione, si è già incominciata a verificare tra i giovani la sostituzione di queste abitudini con alternative culturali più salutari e socializzanti, ad esempio legate al fitness o al cibo».

Alcolismo, aumentano le ubriacature del fine settimana

In Italia il fenomeno del binge drinking – le ubriacature del fine settimana – ha coinvolto all’incirca l’11% dei consumatori e poco più del 3% delle consumatrici, con oltre 3,7 milioni di “binge drinkers” di età superiore a 11 anni e valori massimi registrati nell’adolescenza e tra i 18-24enni, fascia in cui un maschio su 5 e una femmina su 10 bevono fino all’intossicazione episodica ricorrente. Sono i maschi a superare significativamente le femmine in ogni classe di età, ad eccezione degli adolescenti, dei minori per i quali la forbice si restringe accomunando i pari in termini di rischio; una fascia di popolazione per la quale sarebbe attesa una frequenza pari a zero considerando il divieto, rafforzato dall’ultima normativa di febbraio 2017, che vieta vendita e somministrazione di bevande alcoliche al di sotto 18 anni. Divieto ampiamente disapplicato e che suggerisce una riflessione sull’esigenza di iniziative a supporto del rispetto della legalità. «Dei circa 6 milioni di consumatori rischiosi di bevande alcoliche, e dei 2,5 milioni di consumatrici a maggior rischio che nel 2015 non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica riguardo alle quantità da non superare nel consumo di bevande alcoliche, circa 710 mila seguono modalità di consumo che hanno già procurato un danno all’organismo o un’alcoldipendenza – prosegue Scafato – Si tratta di pazienti che si trovano in necessità di un trattamento che oggi è fornito a poco più di 72 mila alcolisti nei 499 servizi alcologici del Ssn. La sfida – conclude – è intercettare il rischio prima che possa evolvere in danno e alcoldipendenza, e quindi far salire la quota dei pazienti in carico ai servizi che oggi intercettano poco più del 10 % di quanti avrebbero necessità di cure specifiche».

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