La morte della modella dagli occhi blu. Il fratello: «Uccisa dagli islamici»
Si infittisce il mistero sulla morte di Raudha Athif, la modella 21enne maldiviana dagli occhi blu come il mare, trovata impiccata con una sciarpa a un ventilatore della sua stanza dell’ostello di Rajshahi, in Bangladesh. Come si legge su Il Messaggero, quello che infatti è stato liquidato come un suicidio potrebbe rivelarsi un omicidio messo in atto da un gruppo di estremisti che hanno ucciso la ragazza per le sue idee “liberali”.
Morte della modella, la famiglia non ha mai creduto alla versione ufficiale
A esserne fermamente convinta è la famiglia che, fin dal primo momento, si è battuta per negare l’ipotesi che Raudha (diventata famosa tre anni fa grazie a una foto in cui era immersa nel mare maldiviano, lo stesso colore dei suoi occhi), trasferitasi a Rajshasi l’anno scorso per studiare medicina all’Islami Banck Medical College, si fosse tolta la vita: il padre Mohammed Athif aveva denunciato su Twitter l’omicidio della figlia, aggiungendo di averne le prove, e adesso Rayyan Athif, fratello minore della ragazza, in un’intervista al Sun Online ha dichiarato di avere il sospetto di un insabbiamento: «Raudha era una ragazza felice, allegra e piena di vita con un futuro luminoso e una promettente carriera davanti a sé. Ecco perché per gli amici e la sua famiglia è impossibile credere che si sia uccisa. In Bangladesh ci sono stati una serie di omicidi che sono stati fatti passare come suicidi e si sospetta che dietro queste atrocità ci siano gli estremisti islamici».
Sott’accusa per i suoi atteggiamenti “occidentali”
Rayyan è convinto, si legge ancora sul Messaggero, che Raudha, che era musulmana, sia finita nel mirino degli estremisti per aver sposato la battaglia delle vittime di controversie religiose e per i suoi atteggiamenti “occidentali”. «Mia sorella indossava i jeans e il suo modo di vestire era stato etichettato come indecente e non islamico. Comunque lei rispettava il codice di abbigliamento del college indossando un velo che le copriva il viso». Un fatto rimane ancora avvolto nel mistero: la ragazza aveva confessato alla famiglia che poche settimane prima qualcuno aveva messo dei sonniferi nel suo drink. Sulle cause della morte di Raudha la risposta dei patologi del Rajshahi Medical College Hospital era stata chiara: si trattava di un suicidio. Ma nemmeno la conclusione dell’autopsia aveva convinto i genitori e il fratello: «In primo momento i medici avevano parlato di segni di strangolamento. Poi, in un referto successivo, si diceva che si trattava di voglie, ma mia sorella non ha mai avuto alcun segno sul collo. Noi abbiamo visto in che stato era il suo corpo: pieno di lividi e con il segno di una mano sul collo. Quando lo abbiamo fatto presente alla polizia, gli agenti non ci hanno ascoltato». A non convincere è anche la versione data dagli investigatori, che avevano detto di aver trovato la porta chiusa dall’interno ed essere stati costretti a rompere le serrature per poter entrare. «Noi siamo andati nella stanza di mia sorella – ha detto Rayann – Sulla porta non c’era alcun segno di effrazione, come invece avevano detto le autorità».
Lanciata una petizione
La famiglia ha rivolto diverse accuse di negligenza alla polizia del Bangladesh, tanto da richiamare l’attenzione delle autorità delle Maldive a occuparsi direttamente del caso. Una circostanza che avrebbe spinto Amin Hossain, vice commissario della sezione investigativa della Rajshahi Metropolitan Police (RMP), a dire che c’è un 50% di probabilità che non si tratti di suicidio. Al momento la morte della ragazza rimane avvolta nel mistero. Su change.org è stata lanciata una petizione che verrà consegnata al Central Investigative Department del Bangladesh per avviare un’indagine indipendente: al momento già 6.260 persone sulle 7.500 previste hanno firmato per chiedere che si faccia chiarezza sulla morte della ragazza dagli occhi blu come il mare.