Boom del grano del Duce sulle tavole italiane, risposta “fascista” ai cinesi…

25 Mag 2017 12:40 - di Redazione

“Il ritorno del grano del Duce: salvare le antiche sementi”, è il titolo di una paginata di Repubblica in cui si dà conto che del grande successo che il frumento selezionato della zona di Rieti, patrimonio dell’era fascista grazie all’opera del marchese Raffaele Cappelli, sta tornando ad avere un grande successo sulle tavole italiane. Una risposta del “made Italy”, ma di stampo fascista, all’import di prodotti di bassa qualità in arrivo da altri Paesi, Cina in testa.

«Il grano del Duce – spiega a Repubblica Mauro Tonello di Coldiretti – fu uno dei semi antichi ritrovati e rimessi sul mercato per salvare le biodoversità e la ricchezza del Made in Italy». Cappelli, proprietario di numerosi poderi in Capitanata, affidò la semina a Nazareno Strimpelli: fu l’agronomo e genetista, che voleva aumentare il ricavato dei raccolti, a produrre quella qualità così resistente e produttiva, grazie ale varietà di frumento resistenti alle intemperie e alle siccità specifiche dei diversi climi.  

Dal 1920 Benito Mussolini si recò spesso a visitare i suoi campi, prima di lanciare la famosa “Battaglia del grano”, il programma per far diventare l’Italia autosufficiente nella produzione. Una sfida vinta in pochi anni, con le produzioni che aumentarono del 50-60% grazie all’uso delle sementi elette. Il successo fu talmente grande che Mussolini nominò Strampelli senatore nel 1929.

Dal grano del Duce alla riscoperta di Strampelli

Dopo decenni di oscurantismo, su quella qualità di sementi, il balzo in avanti della produzione del grano “Cappelli“, dal nome del marchese che aveva donato a Strimpelli il campo su cui fare i primi esperimenti, si è registrato  negli ultimi mesi. Fino al 1996, infatti, erano prodotti solo 100 quintali di “grano del Duce”, ora è seminato su mille ettari. 

Uno dei primi grandi successi di Strampelli fu il grano Ardito, ottenuto incrociando il Rieti Originario, che resisteva alla ruggine nera, con il Wilhelmina Tarwe, varietà olandese ad alta produttività, e successivamente incrociando il risultato con l’Akakomugi, un frumento giapponese di scarsa importanza agronomica ma caratterizzato dalla taglia bassa e maturazione precoce. La sua opera di ricerca, incoraggiata dal senatore del Regno, Cappelli, e valorizzata da Benito Mussolini, fu incessante. Non a caso, sulla sua lapide, a Crispiero di Castelraimondo, ancora oggi c’è scritto: «Dove cresceva una piaga di grano ne fece crescere due». 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *