Parigi, Berlino, Roma: tira aria di restaurazione, la destra deve reagire
Tutto il 2016 è stato caratterizzato da stravolgimenti inaspettati e forse imprevedibili: la Brexit, l’elezione di Trump, il referendum perso clamorosamente da Renzi. Insomma tutto l’Occidente era pervaso da cambiamenti molto distanti dalla volontà dell’establishment consolidato. Sono scattate le contromisure: una sorta di assedio alla Gran Bretagna da parte di Bruxelles e dei governanti europei in carica; in Olanda si è fatto di tutto, dall’interno e dall’estero, per ridimensionare l’ascesa del partito dell’euro-scettico di Wilders, la cui vittoria era oggettivamente impossibile stante il sistema elettorale, ma il cui eccessivo successo poteva essere pericoloso; in Francia l’universo mondo si è scatenato contro la Le Pen, dai gollisti ortodossi all’estrema sinistra, ricomponendo di fatto l’unità delle forze moderate e di sinistra superando ogni pregiudiziale anti-capitalista, un neo centro-sinistra allargato per Macron; il Front National, pur con il 34% dei voti e il consenso di un elettore su tre, ha conquistato un radicamento formidabile, ma è rimasto isolato; ed ora stanno preparando un trionfo della Merkel alle elezioni politiche di settembre per completare la prima fase della restaurazione.
Anche in Italia, pur con andamento ondivago, si sta tentando di restaurare il renzismo affondato il 4 dicembre. La destra, o se vogliamo il centrodestra ortodosso, deve intuire da subito quale sono le linee di resistenza. È evidente che come in Francia la restaurazione passa per il coinvolgimento delle forze disponibili del centrodestra, là Fillon, qui Berlusconi. Per far passare questa strategia e realizzarla stanno costruendo una legge elettorale che possa predeterminare a tavolino questo risultato. La vittoria di nessuna coalizione e quindi la necessità delle forze di centro e di sinistra, aiutate da tutti i poteri disponibili, di mettersi insieme e concorrere alla cosiddetta «soluzione di buon senso». Far ritornare Renzi con il sostegno di chi gliel’ha già dato (Alfano, Verdini, transfughi vari) e quello di rinforzo delle truppe di di Silvio Berlusconi, orientato verso il nuovo “Patto del Nazzareno”, con un contratto un po’ più favorevole a lui rispetto al precedente sul tema delle sue aziende, delle leggi che lo riguardano e degli equilibri industriali e di tassazione. Per un uomo di destra questo è uno scenario inaccettabile. Il sottoscritto è tra coloro che ritengono che la via maestra per noi è quella dell’unità del centrodestra, come lo fu a suo tempo nel 1994 con il Polo delle Libertà, nel 2001 con la Casa delle Libertà e nel 2008 con il Popolo delle Libertà.
Ma se questa via è pregiudicata dall’impossibilità di un successo elettorale, così come è previsto da tutti i sondaggi più seri e la soglia del 40% comunque irraggiungibile per ogni coalizione politica, allora è meglio pensare alle elezioni politiche successive e precostituire una bozza di coalizione che non vinca subito, ma che vinca al prossimo giro, che poi non sarà molto lontano in quanto, quando si determinano condizioni di instabilità, si torna a breve al voto. È già successo recentemente in Spagna, in Grecia ed in Belgio. Quando non ci sono maggioranze parlamentari stabili, necessariamente dopo poco si torna alle consultazioni elettorali e così sarà in Italia, se l’elettorato si posizionerà all’incirca tra il 27 ed il 33% in ognuno dei tre blocchi, centrosinistra, centrodestra e movimento 5 stelle. Allora meglio costruire oggi il dopo-Berlusconi, che tra 5 anni con Renzi dominante, appoggiato dalle ultime energie di Berlusconi. Per cui la medicina c’è già: liste federate tra Fratelli d’Italia, Lega Nord e coloro che nell’area moderata del centrodestra, come Quagliarello, Giovanardi, il Presidente della Regione Liguria Toti e quanti in Forza Italia non siano collaborazionisti della restaurazione renziana. È vero, se la destra non si allea con il centro, non governa e fa un gran regalo alla sinistra e al centrosinistra. Ma se quel centro si propone dopo le elezioni come futuribile alleato del centrosinistra, truffando elettoralmente gli elettori di destra, meglio fare il pieno dei voti e di parlamentari, costruendo un fortissimo fronte di opposizione che in poco tempo presenterà il conto. Anche perchè esiste un’altra ipotesi e cioè, che le forze ostili al renzismo, cioè 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia e quant’altro, siano maggioranza nel nuovo Parlamento e quindi Renzi può stare tranquillamente a casa. A quel punto si riapre la partita e, dopo un Governo provvisorio di transizione, un nuovo centrodestra rigenerato può vincere le elezioni sulle macerie del renzismo e del Pd, ma anche sull’incapacità dei 5 Stelle. Non credo che le elezioni siano possibili tra settembre ed ottobre, come vorrebbe Renzi per non far pesare sul Pd una nuova legge di bilancio, a causa del suo malgoverno, che approvata a fine anno farebbe versare lacrime e sangue agli italiani, al suo partito e alla sua prospettiva politica (ma non doveva già essersi ritirato se avesse perso il referendum?).
Comunque sia elezioni anticipate o elezioni a termine nella primavera del 2018, questa strategia taglierebbe la strada ad ogni ipotesi di trasformismo, di palude e di grande inciucio coltivata dall’establishment, insomma l’ipotesi restaurazione sarebbe fermata proprio in Italia.